Il mio secondo Velino

                                                 di Principessa Fabiana

                    Sabato 14 Marzo 2009 appuntamento al Banco di Brescia

                    con Giulia, Paola De S., Angelo, Enrico, Enrico C. e Franco 

La destinazione è il Monte Velino 2487 m. Percorriamo con la macchina un tratto della strada sterrata che si snoda dopo aver superato la chiesa di Massa d’Albe fino a quando la strada non diventa più percorribile. Da qui proseguiamo a piedi ma la temperatura nonostante siano appena passate le 9.00 è alta, tanto che Giulia e Paola decidono di liberarsi subito di qualche strato di troppo. Al grido “la giornata è un mozzico”, in omaggio ad un riconoscibile direttore di gita, mi è praticamente impossibile non tornare con il pensiero ai componenti della mia prima ascensione al Velino risalente a Maggio del 2008. Appare subito naturale con Giulia che ne faceva parte elencare uno ad uno i componenti della cordata di allora.

In lontananza scorgiamo un gruppo di cervi che quasi subito scompaiono dalla nostra visuale, infatti la loro apparizione e sparizione è così veloce che nessuno di noi riesce ad immortalare con la macchinetta fotografica il loro passaggio. Peccato, ma semplicemente avere percepito la loro presenza mi fa pensare ad un buon segno di auspicio come per dire oggi la giornata sarà speciale! Questo pensiero mi aiuta a superare quel tratto in salita, in gergo una bella pettata che risulta particolarmente faticosa perché molto esposta al sole.

Superato il boschetto con alberi ripiantati decidiamo quale percorso intraprendere e subito viene escluso il canalino a causa della consistenza della neve che iniziamo ad incontrare. Proprio per lo stato della neve messi via i bastoncini decidiamo di usare la picca ma senza calzare i ramponi. Angelo rimane indietro, noi tutti diamo per scontato che ciò è dovuto alla sua passione per la fotografia e quando invece ci raggiunge mostrando un profondo taglio alla mano destra causato dalla piccozza noi tutti rimaniamo increduli ed attoniti. Ci informa di aver perso molto sangue tanto da aver pensato di tornare indietro perché si sentiva le forze venirgli meno. Incredibile ma vero, nessuno ha una garza o un cerotto per una fasciatura di primo soccorso e purtroppo constatiamo di avere scorte di compeed! Nonostante la ferita che ogni tanto continua a sanguinare Angelo procede con fare tranquillo e disinvolto, è proprio il caso di dire una persona un mito!

Continuiamo a salire godendo il panorama che mano a mano ci si svela davanti. Mentre percorriamo un traverso sento il trafo che suggerisce di ramponarci. Io: QUI?!?  Sono titubante perché non mi sembra un’operazione propriamente comoda e immagino il mio zaino rotolare a valle: proprio sul Velino ma senza neve (ed è tutto dire!) ho già provato l’esperienza, ma in quel caso ho potuto recuperarlo senza troppe difficoltà. Un Enrico ritorna sui suoi passi, non ci penso un secondo a seguire il suo esempio. In verità quasi tutti approvano l’iniziativa di Enrico e ci ramponiamo in un punto che avevamo da poco passato molto più consono per compiere l’operazione in tutta tranquillità. Quasi tutti perché lui, il nostro super eroe, insomma il super Trafo, invece, con tutta tranquillità rimane lì preciso preciso dove si trovava!

(Trafo era gia' a meta' dell'opera: ha completato il traverso fronte al monte con la picca ben piantata. Scavata una piazzola nella neve morbida al riparo delle rocce si e' finalmente ramponato. ndr)

Procediamo la nostra ascensione in tranquillità ed in completa sicurezza con andatura gagliarda fino alla vetta! Qui naturalmente scattiamo le foto di rito, ci rifocilliamo con i nostri panini e i “biscotti miracolosi” di Enrico e rimaniamo un po’ a contemplare lo spettacolo che ci si apre davanti agli occhi tra una battuta e l’altra. La giornata è limpida e dalla cima possiamo ammirare i gruppi montuosi dell’Appennino Centrale dal Gran Sasso ai Monti della Laga, Terminillo, Parco Nazionale d’Abruzzo, Maiella, Ernici e Simbruini.

Questo stato di beatitudine purtroppo non dura molto sia perché l’aria è diventata frizzantina, sia perché ci aspetta una lunga discesa. Infatti, per non effettuare una discesa problematica a causa della scarsa consistenza della neve decidiamo di puntare al rifugio Capanna di Sevice avendo ben presente che al termine del percorso ci si troverà a Santa Maria in Valle Porclaneta, molto distante dal punto di partenza. Percorrendo il Canale di Sevice commentiamo la valanghetta che l’ha investito e sento affermare da più di qualcuno che in quel particolare punto si diceva che non si rilevavano valanghe appunto…appunto…

Ad un certo punto Angelo ed il Trafo prendono in considerazione l’idea di separarsi da noi per poter recuperare le macchine più velocemente prendendo una “scorciatoia”. Detto fatto. Diciamo che l’approvazione ufficiale è stata proclamata con un “vi rallentiamo se veniamo tutti”, ma in verità la loro “scorciatoia” era un ora e mezzo di cammino contro la nostra mezz'ora per arrivare a S.Maria in Valle Porclaneta ed aspettare i salvatori!

Paola nonostante si sia  gentilmente offerta di accogliere nel suo zaino la corda ed i ramponi di Franco per alleggerirgli il peso inizia a scendere velocemente distanziandoci di ben venti minuti! (!!!!) Io che ho ormai i piedi doloranti come non mai ancora non mi spiego da dove ha tirato fuori tutta quell’energia! Non contenti di aver circumnavigato in lungo ed in largo il Velino procediamo a piedi fino al paese ad aspettare l’arrivo dei nostri eroi.

Anche questa giornata di montagna e di amicizia è giunta al termine e via in macchina per tornare alla realtà….

Fabiana                                                     Photoservice by PrinciFabi


Galleria immagini