La Cordata: Giorgio Franco Maurizio Ornella Patrizia Stefano ed io.
Lasciamo le macchine a Pietracamela (m. 1050) per il grande anello dell’Intermesoli: un dislivello totale di 1700 m. Troviamo un paesino ancora addormentato ma riusciamo ugualmente a fare una ricca colazione in un Hotel provvidenzialmente aperto. Dopo qualche incertezza iniziale riusciamo ad individuare il sentiero giusto ed entriamo nel bosco. La luce filtra dolcemente; alle nostre voci fa da sottofondo il rumore dell’acqua di un ruscello.
Giorgio (unico sci-munito) sale con gli sci in spalla fin sotto il picco dei Caprai, poi nel vallone del Sambuco con le pelli fino a quota 2200 m. Noi che lo seguiamo a piedi lo vediamo già lontanissimo. Durante la salita ci concediamo il lusso di alcune brevi soste. A tratti un leggero venticello ci accarezza regalandoci un po’ di sollievo vista la temperatura già molto alta.
Ci ricongiungiamo tutti alla sella a quota 2438 m. Mentre ci concediamo uno spuntino prendiamo in considerazione se fare o meno la cima vista l’ora tarda. Patrizia esprime la sua perplessità pensando alla discesa che l’aspetta (capirò in seguito il senso compiuto delle sue parole!). Anche Ornella si ritiene soddisfatta mentre Trafo, Maurizio, Stefano ed io ci avviamo. In breve raggiungiamo entrambe le due cime: prima quella meridionale e poi quella settentrionale!
La via di discesa è il Brecciarone (piu' tardi capirò il significato del nome). Il canale è ripido ed iniziamo a scendere faccia a monte. Maurizio mi consiglia di procedere lentamente con un passo da bradipo che io applico troppo alla lettera! Inizio a scendere abbastanza tranquilla perché la neve è buona ma ugualmente pianto la piccozza fino in fondo e nonostante le tracce di Franco anche con i piedi faccio più di un colpetto. Procedere in questo modo mi sfianca enormemente, sia fisicamente che mentalmente. La discesa mi sembra infinita e, come se non bastasse, dall’alto iniziano ad arrivare frequenti scariche di sassi (il Brecciarone appunto!).
Mi rendo conto che sono allo stremo delle energie e mi vedo costretta a raschiare il fondo del barile per continuare l’impresa. Purtroppo per il malcapitato Franco che mi precede i miei pensieri diventano una sorta di litania: come una scritta luminosa scorrevole nella mia testa si forma la frase NON CE LA FACCIO PIU'!! Cerco di scacciarla ma essa riprende a scorrere inesorabile. L’unica alternativa per esorcizzarla è darle voce. La litania e' alternata a frasi del tipo e se fingessi un attacco di panico e chiamassi il soccorso alpino? Finalmente vedo Stefano e la frase intermittente diventa CI SIAMO ... MANCA POCO !!!
Friggi e Mau sono arrivati alla fine del canale alle 19.00: hanno impiegato circa tre ore per percorrerlo, mentre io cinque. Quando metto i piedi sulla terra (si fa per dire) sono le 21.00! Gli altri stanno percorrendo il bosco. Attraverso la radio Patrizia ci informa di aver costruito un ometto per indicarci la via. Alla luce della frontale dobbiamo districarci su un terreno pietroso ed insidioso. Cio' nonostante sembra un sogno non dover piu' procedere a passo di gambero!
Individuato l’ometto entriamo nel bosco: che meraviglia calpestare un terreno soffice! Siamo disidratati e senza una goccia d’acqua ma riusciamo a dissetarci riempiendo una bottiglia nel torrente. Il contatto radio, a tratti non nitido, riprende forte e chiaro: siamo vicini! Trovo il resto della compagnia allegro e festoso; io invece non posso fare a meno di sentirmi terribilmente in colpa per aver creato il disagio e aver costretto tutti ad improvvisare una notturna!
Fabiana
La raccolta fotografica: http://picasaweb.google.it/cordataromana/Intermesoli?feat=email#