OLTRE LA VETTA

Una salita invernale al Monte Corvo è gia di per se un'avventura; quando poi si rientra alla macchina a notte fonda stremati, dopo aver contemplato dai pressi della cima le ultime luci magiche di una giornata impagabile, allora l’avventura si tramuta in pura follia. Che noi non siamo normali, questo lo sapevamo già; la pazzia d’altronde è come il sole, non c’è luogo in cui non risplenda! Ma andiamo per ordine.  

 

Mercoledì 11 novembre io, Franco, Flavia e Paolo partiamo alle sei dal solito “Banco di Brescia” direzione Gran Sasso senza avere però ancora una precisa meta. Strada facendo, constatando che il tempo non è male propongo di salire il Monte Corvo da Nerito, i panorami precocemente innevati di novembre, sono certo che piaceranno a tutti. L’idea è subito ben accetta. Arriviamo finalmente a Nerito, piccolo paesino dell’alta Valle del Vomano, poco oltre, ad una quota di circa 1100 metri lasciamo la nostra auto e proseguiamo a piedi, alti sul Fosso di Nerito. Sono circa le nove e seppure il Monte Corvo ci appare lontanissimo quasi irraggiungibile, la giornata e il morale non di meno sono invidiabili. Occorreranno non meno di cinque ore per raggiungerne la cima.  

 

Attraversiamo boschi e radure che i colori autunnali stanno ormai abbandonando, poco avanti ci aspetta l’inverno, a 1500 metri di quota la neve è già ovunque. Superato il Campiglione, un lungo pianoro con un solitario stazzo, cominciamo la vera ascesa alla nostra montagna. Alle 12.00, in perfetto orario con la tabella di marcia cominciamo ad inerpicarci lungo la ripida Cresta Ovest, gli scorci sul sottostante Vallone del Crivellaro sono suggestivi e maestosi, l’inverno qui ha già fatto sul serio, le alte pareti che lo contornano sono tutte completamente bianche, è una delizia per gli occhi oltre che per le nostre fotocamere. Calziamo i ramponi poco sotto la Vetta Occidentale , ripide lastre di ghiaccio sotto a pochi centimetri di neve fresca obbligano alla prudenza. 

A quota 2550 metri sulla ormai facile cresta finale ben innevata le nuvole ci avvolgono, comincia un via vai di nebbie più o meno dense, fuggitive ci passano accanto, ci attraversano, il loro gelido soffio ci accarezza e ci fa rabbrividire, poi improvvisamente come per incanto si diradano e lasciano il posto ad orizzonti aperti e sconfinati, il Gran Sasso, montagna dai mille volti ci appare allora nella sua vesta bianca e immacolata, sembra una sposa e noi siamo i suoi diletti invitati a una eterna e soave cerimonia di luci e visioni. Poi ancora altre nubi salgono dal basso e in un attimo tutto nuovamente scompare è sulla vetta regna solo un silenzio ovattato. Non c’è fretta, attendiamo una nuova “apoteosi” per i nostri occhi e per le nostre macchine fotografiche che alla fine puntuale avviene. Una grande gioia ci assale, una sola parola sale alla mente : “splendore”, uno splendore da contemplare con tutta l’anima. Sono istanti che sanno di eterno, il tempo infatti, sembra come essersi fermato e più non ci perseguita, non importa che ora sia, c’è solo un profondo senso di calma. Ancora tutto si chiude, e la danza delle nebbie prosegue.

E’ ormai tardi quando finalmente decidiamo di ridiscendere a valle. Più in basso torna la visibilità,  davanti a noi il Lago di Campotosto occhieggia di luce intensa e dorata. Gli ultimi raggi ci regalano la più bella visione della giornata: un soffice tappeto di nuvole arancione si forma e si stende ai nostri piedi, lieto di accoglierci sovrani di queste montagne. Le ombre si allungano, sembra un sogno: i sogni sono l’ombra lunga di ciò che è vero. Sentiamo intensamente di esistere. Dietro al Monte San Franco uno spiraglio di cielo si incendia, l’orizzonte si fa porpora, i profili della montagna divengono l’immagine del mistero. Siamo veramente fortunati a godere di tutto questo.

Ci attendono ancora altre tre ore di cammino per raggiungere la nostra auto, ma nessuna inquietudine per questo ci assale. Tutto è ormai silenzio, e nella profonda calma del crepuscolo proseguiamo come sperduti sotto cieli di solitudine. 

Angelo

                                                                              foto di PaoloB


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