GITA POST-PANETTONE
Mancano pochi giorni al Natale : spesa, corsa affannosa agli ultimi regali , traffico folla, pranzi, cene e tombole varie incombenti aiutooooo voglio fuggire!!!!!!!!!  Che fare ? Ma naturalmente la via di salvezza  è il Trafo che si fa promotore di un’uscita a Santo Stefano. Le previsioni meteo
non sono brillanti ma chi se ne importa io seguo il Trafo ovunque vada. Si decide di andare per la valle di Capo D’Acqua presso Sora in Ciociaria.

Partenza alle 6,30 in due gruppi: uno  a  Roma Sud e l’altro a  Roma Nord presso il celeberrimo Banco di Brescia per poi trovarsi tutti all’uscita del  casello di Frosinone e dirigersi verso Sora.
La cordata è composta da: Giulia, Ornella, Fabiana, Giancarlo, Maurizio, SteMez, PaoloB , Franco (Trafo) e dal sottoscritto.

Il tempo sembra tenere, anzi assistiamo dall’autostrada ad un’alba stupenda grazie ad un gioco di nuvole e luci con lo sfondo in lontananza delle montagne Ciociare.

Arriviamo senza problemi a Sora poco dopo le 8 per la consueta colazione dove con l’occasione festeggiamo l’onomastico del Mez che molto simpaticamente mette in pratica il famoso detto “il santo paga”

Finalmente raggiungiamo il punto di partenza della gita; la temperatura mite, l’apparente assenza di neve nelle vicinanze fanno sorgere il dilemma: ramponi si ramponi no? Piccozza si piccozza no?

Ci avviamo da Campoli per la valle di Capo D’Acqua (900mt. c.a.)e la valle Carbonara;  arrivati a 1300 mt. c.a. di altitudine troviamo con sorpresa la neve la cui consistenza è abbastanza morbida; dopo un breve consulto si decide di puntare alla vetta del Monte Serrone (mt. 1976).

Il gruppo procede speditamente, superato il bosco arriviamo ad un punto dove è opportuno usare i ramponi. E’ quasi mezzogiorno e mentre finisco di allacciarli cominciano a cadere dei fiocchi di neve, allora decido di tirare fuori la giacca a vento dallo zaino che è appallottolata dentro una busta di plastica, incredibilmente questa mi scivola dalle mani come una saponetta e attonito la vedo rotolare a valle per poi scomparire dalla mia vista. Il rammarico è enorme il guscio era di qualità, Maurizio molto generosamente cerca di scendere per un disperato tentativo senza successo.

Ad ogni modo me ne faccio una ragione e proseguo col gruppo verso la vetta. La vista della croce di vetta col panorama delle montagne circostanti attenua il mio dispiacere. Il cielo è plumbeo condito da un vento abbastanza freddo e da un leggero nevischio. Si scattano le foto di rito. Da parte mia un abbraccio commosso col Trafo: erano due anni che non condividevamo una vetta insieme; finalmente dopo aver passato un periodo piuttosto travagliato mi sentivo veramente bene.

L’agape fraterna la consumiamo un po’ più in basso a causa del vento, dove sono generosamente distribuiti anche dolciumi  natalizi (torroni, cioccolatini e pure pezzi di torta quest’ultimi  gentilmente offerti dalla nostra principessa  Fabiana).

Molto generosamente il gruppo decide di scendere per lo stesso percorso fatto in salita al fine di provare a recuperare il guscio. Arrivati al punto chiave cominciamo a cercare, l’impresa si rivela ardua, ma incredibilmente Giancarlo riesce a individuare il punto dove la giacca si era fermata, non riuscivo a crederci ho provato una gioia immensa e un grande senso di gratitudine.

La discesa è proseguita un po’ faticosamente a causa della pioggia persistente che ha ulteriormente ammorbidito la neve. Decisamente “umidi” siamo arrivati alle macchine verso le quattro; rapido cambio e poi via a festeggiare con birra e patatine per tutti.

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