Giampaolo sul web chiama a raccolta per una piccozza & ramponi da farsi sabato. Rispondiamo in otto : Fabiana, Patrizia, Sabina, Elisabetta, Er Gaspa, il sottoscritto e due nuovi amici Flavio e Gianluigi (credo).
Un primo appuntamento a Roma Sud, via Spalla alle 6,30 per partire tutti insieme dal parcheggio Metro a La Rustica. Come dice qualcuno ; “la giornata è un mozzico” il tempo è freddino ma bello , di questi tempi una rarità. Imbocchiamo la Roma Napoli e usciamo a Colleferro per prendere una tortuosa strada che, però ci permette di arrivare a Filettino in 1 ora e mezza. Rapida colazione per proseguire per un breve tratto fino al punto dove si blocca la strada per neve a 1600 mt c.a. Il punto di partenza è completamente innevato e coperto da una fitta nebbia, la temperatura è sotto zero. Soliti preparativi: scarponi, ghette zaini in spalla e decisamente infreddoliti partiamo; sono le 9,30. In testa Er Gaspa che parte spedito, probabilmente per cercare un pò di tepore immediato. Intorno non si vede nulla, tutto bianco, sembra di essere dentro una nuvola, manca solo che all’improvviso spuntino gli angeli. Si esce dal bosco e cominciamo la salita. Sotto in nostri piedi c’è un abbondante strato di neve farinosa sopra un terreno abbastanza duro che non ci fa affondare per fortuna. Mentre si sale finalmente intravediamo una luce: un disco luminoso dietro la nebbia: il sole ! Il cielo di un profondo blu si apre e la neve appare così luminosa come fosse piena di brillanti luccicanti. Man mano che si sale, in certi tratti il terreno si fa più duro e scivoloso, quindi calziamo i ramponi; arrivando in cresta ci avvolge un vento decisamente gelido, ma con un’aria leggera che purifica corpo e mente dalle scorie cittadine accumulate durante la settimana Ci voltiamo e di fronte a noi appare uno scenario da favola: uno strato di nuvole dal quale spuntano tutte le cime imbiancate dell’Appennino Abruzzese, da destra verso sinistra: Il Velino col Caforrnia, il Corno Grande, il Prena, Il Camicia, Il Sirente e più a destra la Majella. Proseguiamo per arrivare al punto chiave da dove intravediamo la croce di vetta del Viglio: il famigerato Gendarme che minaccioso ci intima l’alt.Appena arrivati sotto si decide se proseguire, ci proviamo in cinque: cominciano a salire Er Gaspa seguito da Flavio e Giampaolo per chiudere con Betta ed io. La neve è abbondante e friabile. Non è facile trovare una via d’accesso. Saliamo qualche metro, in alto si prova a piazzare una corda fissa per sicurezza, ma invano; dall’alto la situazione è piuttosto sconfortante: lo stato della neve troppo fresca non è rassicurante, perciò saggiamente si decide di rinunciare. Nel frattempo il resto del gruppo, data la temperatura rigida, lentamente, aveva intrapreso la via del ritorno seguendo le tracce, osservandoci da lontano con non poca preoccupazione. Scendiamo quindi respinti dal Gendarme con molta filosofia . Del resto la vetta era solo un dettaglio, nulla può togliere la bellezza e le sensazioni vissute e condivise in una giornata splendida . Verso le quattro di pomeriggio torniamo alle macchine per finire come al solito a birra e patatine in paese. Per quanto riguarda il Gendarme ci proveremo ancora.