PROLOGO
Estate 2013: avevo concluso il raccontino “Tower by Tower” con la frase “Prossima volta Triathlon!” In sintesi il raccontino parlava della traversata da Torre Fico (Porto Circeo) a Torre Paola, ma concludevo riproponendomi di fare una triangolazione utilizzando pattino, scarponi, bicicletta. Metterli insieme mi incuriosiva ed ho sempre associato colpo di remi/passo di montagna/colpo di pedale. L’idea, poi, di sposare in una escursione il mare con la montagna era affascinante.
RACCONTINO
Venerdì 31 luglio: “Sarà l’anno del Triathlon” penso quando metto in valigia le pedule, calzettoni e lampada frontale. Null’altro di montagna con un pizzico di scaramanzia.
Sabato 1 agosto: parto con una valigia di ciabattoni, costumi e teli da spiaggia, ma il pensiero corre agli scarponcini.
Gran caldo, estate torrida. L’estate 2014 invece fu anomala per le piogge e per il mare sempre abbastanza mosso.
Il problema maggiore per la concatenazione che ho in testa è il meteo: il caldo che porta il mare calmo va bene per la remata ma non per la traversata a piedi che richiede clima fresco associato al mare mosso. Insomma deriva uno strano conflitto meteorologico all’interno della stessa escursione.
Comunque non demordo e mi alleno a remare, facendo un paio di sedute di allenamento di 5/6 chilometri a remi.
Federico mi chiama e mi offre la sua disponibilità a tentare la strana escursione.
Venerdì 7 agosto: Federico viene a trovarmi nel comprensorio che si trova in zona canale Sisto (il villaggio si chiama Santa Monica). Tentiamo una remata di 6 chilometri portando con noi a bordo anche Simona, divertita dalla strana idea. Simona dopo cinque minuti esclama con un sorriso “Ma siete proprio sicuri di farcela?”, però ci assicura sostegno logistico (ed anche psicologico!). Eppure, facendo due chiacchiere, senza che ce ne accorgiamo navighiamo a remi per i 6 km, tornando alla base in un’ora e trenta. Per “deformazione professionale” associo i tempi della remata a quelli della camminata in pianura 4km/h. Torniamo a casa e, davanti ad un bel piatto di fichi appena raccolti, fissiamo la data: mercoledì 12 agosto!
Domenica 9 agosto: approfitto della richiesta di Attilio, un amico che si trova a Sabaudia, di fare il Circeo. Volentieri accetto, salita per cresta e discesa per la direttissima: buon allenamento, ma gran caldo.
Lunedì 10 agosto: il meteo peggiora assai. Federico da un sopralluogo rileva che hanno chiuso il breve tratto che sale da Torre Fico alla strada del Sole per caduta massi: vorrà dire che passeremo per il paese, l’idea da torre a torre era più carina ma pazienza.
Cerco di organizzare un planning: bisogna portare due bici a Torre Paola, organizzare il parcheggio del pattino, nascondere i remi e gli scalmi da qualche parte, cercare qualcuno che mi aiuta a riportare il pattino indietro. Sembra banale ma ci incartiamo un po’. Chiamo anche Giampaolo, ma è impelagato con “ripassi filosofici” con il figlio Andrea.
La sera mi gusto uno dei più intensi temporali che abbia mai visto; un cielo illuminato a giorno per venti minuti da centinaia di lampi, saette e fulmini.
Martedì 11 agosto: il meteo per il mercoledì è in miglioramento ma il rischio è di avere ancora il mare mosso. Spostiamo il tutto a giovedì. Non riusciamo ad incastrare la logistica. Mando il planning ma Federico riscontra un “buco”; rinuncia quindi al pattino e alla bici, ma volentieri si offre di accompagnarmi nell’escursione. Ecco il programma finale:
Ore 6-00 Partenza in solitaria con il pattino;
Ore 7.30 Arrivo al Circeo dove mi incontrerò con Federico che verrà accompagnato da Simona che eroicamente si alzerà all’alba per sostenerci. Smonteremo e caricheremo i remi e tutto ciò che è marittimo nella pandina per prendermi scarponi e zainetto.;
Ore 13.00 Simona verrà a riprendere Federico a Torre Paola. A quel punto tornerò al punto di partenza con la bici parcheggiata il giorno primo a Torre Paola;
Ore 14.00 Arrivo in bici previsto nel comprensorio Santa Monica
Totale tempo previsto 8 ore.
Mercoledì 12 agosto: tempo discreto; vado in spiaggia e c’è onda lunga. Abbiamo azzeccato lo spostamento di un giorno e approfitto per un bagno. Mentre sto in acqua lasciandomi cullare dalle onde, mi guardo il Circeo, il suo profilo, la sua bella cresta. Assaporo i progressivi miglioramenti del meteo, l’animosità del mare che andrà via via spegnendosi durante la giornata. Comincio ad assaporare l’escursione del giorno dopo.
Alle 17 inforco la mia bicicletta per posizionarla nella macchia di Torre Paola. Utilizzo la mia vecchia bici-regalo della promozione della terza media (1973); la uso per spostamenti brevissimi, ma non ho altro disponibile. Gonfiatina alle ruote, spruzzatina di olio e vado: come va va!
Non forzo troppo la pedalata e arrivo a Lacona del Circeo per poi percorrere la strada che costeggia quarto freddo. Alla mia sinistra sbircio la montagna e il suo manto mediterraneo dicendole con il pensiero “Domani ti verrò a trovare”. Arrivo a Torre Paola e conduco a mano la bici, a volte l’alzo sul fondo pietroso stando attento ad evitare forature. Appena imboccato il sentiero di salita mi allontano nella macchia e, una volta sdraiata la bici, la fisso con una bella catena ad un tronco. Pulisco con la mano le ruote dalla vegetazione, non ci sono spinette o altro e le gomme sono toste. Speriamo che domani non trovo qualche brutta sorpresa.
Torno sulla strada e trovo Federico con pandina pronto a ricondurmi a casa. Tengo strette le chiavi del lucchetto, non ho doppione e se le perdo sono fregato!
Una volta tornati a casa affido a Federico zainetto (rimediato) da montagna con dentro scarponi, due litri di acqua, maglietta di ricambio e le fondamentali chiavi del lucchetto!
Ceno e comincio a preparare un bustone con occorrente:
àncora, scalmi, un telo da spiaggia , frontale, un litro e mezzo d’acqua, un piccolo contenitore a tenuta stagna (ottima dotazione di mio fratello Carlo) con carta di identità, 20 euro, telefonino e la fondamentale chiave numero 9 per svitare i remi! Il tutto lo rimetto in un secondo bustone per evitare spiacevoli bagnate del carico.
Telefonata a Francesca ( che è a Roma) che un po’ titubante mi raccomanda prudenza, ma capisce che è un passaggio fondamentale della mia vita e si adegua.
Giovedì 13 agosto
Ore 5.30. La sveglia suona e con un tempismo perfetto faccio colazione, indosso costume, canotta, maglietta, giacca della tuta e infradito. Raggiungo la spiaggia.
Roberto, guardiano del villaggio, mi guarda con una perplessità interrogativa. Sto per dare qualche spiegazione ma taccio!
Trascino con il rullo di alaggio il pattino già ben posizionato, dalla sera prima, vicino alla riva. Alle 6.00 in punto mi trovo sul bagnasciuga ed essendo solo sono costretto a scattare il mio primo selfie. Vengo nella foto un po’ “obtorto collo” ma pazienza.
Mare calmissimo, tolgo la giacca della tuta, entro in acqua e prendo il mare bagnando a malapena i polpacci. Cari piedi rinfrescatevi a breve calzerete gli scarponi.
Meravigliosa sensazione sentire i primi colpi di remi di questa buffa avventura.
Alle 6.15 il sole (chiaramente puntuale) sorge regalandomi una bell’alba sul Redentore. Alle mie spalle nitido e più vicino il Monte Circeo baciato da luce solare. La giornata è limpida e la montagna offre colori direi settembrini e puliti.
Dopo pochi minuti posiziono il telo sulla panchetta per prevenire le vesciche sul fondoschiena e tolgo la maglietta ritrovandomi in canottiera. Scopro che la canottiera è un ottimo indumento per fare canottaggio.
La remata scorre benissimo, mare piatto. Guardo alcuni ragazzi fare un bagno mattutino, non so se a chiusura di una nottata oppure inizio di una giornata di mare.
Qualche sub in acqua, qualche mattiniero a spasso con il cane, qualche pescatore intrattengono i miei sguardi. Ma intanto il pattino va e mi ritrovo con un leggero anticipo in prossimità della spiaggetta libera che si trova nelle vicinanze dell’Hotel Penelope. Avverto telefonicamente Federico, estraendo il telefonino dalla scatoletta a tenuta stagna, ben attento a non far cadere la fondamentale chiave numero nove.
Mi spiaggio con il pattino e vedo Federico e Simona che mi salutano dal muretto sorridenti. Tiriamo in secco il pattino. Lo disarmiamo e portiamo tutta l’attrezzatura marittima; smontiamo i remi e ficchiamo tutto nella pandina sotto gli occhi di Simona che appare seriamente impressionata per la nostra professionalità.
Indosso gli scarponcini e prendo possesso dello zainetto da montagna, ed eccoci pronti per concederci un doveroso caffè al baretto.
A questo punto lancio una idea a Federico: “Visto che il mare è così calmo potresti riaccompagnarmi con il pattino a Santa Monica, in tal caso non faresti la biciclettata ma ti faresti almeno la remata” . Federico esprime “Ci penso” in effetti ha cinque ore di traversata per rifletterci.
Iniziamo la salita su strada asfaltata che conduce alla piazzetta del paese che ci appare deserta, con una atmosfera rilassante ben diversa dalla movida notturna che impazza tutte le sere in questi luoghi.
Oltrepassato il paese iniziamo la salita tagliando i vari tornanti della strada asfaltata, per trovarci alla cabina elettrica poco sotto l’osservatorio dove una scritta sul muro annuncia “Picco Circe 1.30”. Il percorso è ben conosciuto, sebbene una nuova segnaletica con vernice è stata tracciata ma conduce verso quarto caldo a scendere. Per un momento ci disorienta un po’ ma poi riprendiamo la cresta boschiva.
L’escursione pure scorre bene. Caldo sopportabile, nei pezzi all’ombra ventilazione e un po’ di freschetto. Cima, foto e si inizia la discesa. Il mare quando percorriamo le roccette della cresta ci appare in basso in condizioni perfette; vediamo natanti vari scorrazzare su un mare cristallino.
Avvertiamo Simona che alle 13.15 può venirci a prendere a Torre Paola.
Giunti alla fine del sentiero mi inoltro nella boscaglia in corrispondenza dell’ometto e cerco la bici. Qualche secondo ed eccola! Subito appuro che sia integra, la carico in spalla e la porto sulla sterrata che conduce a Torre Paola.
Giunti alla strada cedo lo zainetto a Simona, prendo il GPS. Federico non mi dice espressamente che verrà per la remata, ma è talmente ovvio e scontato!!
Parto con la bici, Federico e Simona a bordo della Panda dopo aver comprato un po’ di pizza, mi raggiungono alla spiaggetta.
Rindossiamo abiti marini. Unico errore ci rendiamo conto che Federico è sprovvisto di ciabattoni. Un po’ di nervosismo da parte di Federico che è costretto ad indossare gli infradito di Simona (dice che odia gli infradito, soprattutto numero 40…)
Riarmiamo il pattino, e lo trasciniamo in acqua questa volta con qualche difficoltà per caldo, stanchezza e bagnanti che ci osservano un po’ incuriositi.
Alle 14 ricomincia la navigazione. La variante rispetto al planning iniziale si rivela subito azzeccata. Federico prende il comando fino alla stazione dei Carabinieri, io intanto mi mangio la pizzetta. Ci invertiamo e all’altezza del grattacielo ci concediamo un meraviglioso bagno ristoratore: oramai manca solo un chilometro.
Lascio a Federico l’ultimo tratto e alle 15.45 approdiamo nel comprensorio.
Tiriamo in secco il pattino con una certa fatica e andiamo a casa mia a scolarci due litri di acqua mangiare l’ennesimo piatto di fichi e un po’ di prosciutto.
Simona, il cui aiuto è stato fondamentale, alle 17 viene a riprendere il suo compagno d vita, e ci facciamo un po’ di risate in giardino raccontandoci le impressioni.
La sera arriva Francesca ben contenta di ritrovarmi in perfette condizioni. La stanchezza è tanta ma mi diverto a raccontarle il tutto.
L’indomani anche per Francesca compito di assistenza logistica, mi accompagna a riprendere la vecchia bici “ormeggiata” al muretto.
Ritorno a Santa Monica e avventura conclusa!
Traccia senza la parte marittima
http://www.wikiloc.com/wikiloc/view.do?id=10599718
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