Se le ragnatele avessero in viso lo stesso effetto della bava di lumaca oggi ringiovaniremmo di 10 anni!
Una fitta cortina di tele di ragno, mai vista in tutta la vita, ci accompagna e ci snerva nella salita nel bosco da Sigillo verso l’Elefante. Usiamo i bastoncini a mo’ di tergicristallo per spezzarle, ma le abbiamo ovunque e dai rami degli alberi penzolano in verticale dei bruchi pelosi simili alle processionarie. Sapevamo che questa via di salita è poco battuta, ma non immaginavamo tanto e nemmeno che il sentiero… potesse essere così nascosto. Tiriamo fuori la carta a più riprese, perché mentre il sentiero per la Valle Scura è battuto e ben segnalato, quello che facciamo noi per risalire tutta la dorsale che conduce al Ritornello è abbandonato. Segni sbiaditi e vecchi e sparuti laccetti appesi a qualche ramo ci aiutano, si, ma più per confermarci che stiamo procedendo bene che a guidarci lungo la strada.
Alla partenza da Sigillo io e Chiara ci siamo ritrovate con Antonella dopo almeno un anno che non ci vedevamo e abbiamo composto un trio che è tutto dire: una marchiciana, una umbra e una ciociara. Tre teste dure (ma forse farei meglio a dire “teste di cuoio” in questa escursione) e figuriamoci se siamo disposte a farci respingere da un sentiero/non sentiero di nidi di ragno!
Abbandonato il fragoroso corso del torrente Scura, ci diamo il cambio per procedere nella lotta alla tela; il sole filtra fra i rami degli alberi ma nonostante l’attenzione, sia io e che Antonella testiamo il pizzico dell’amico peloso e penzolante. La salita si fa ripida, a tratti inclinata e piena di foglie, un ottimo allenamento di propriocezione per il mio ginocchio, ma anche un faticoso avanzare aggravato dal caldo. Impieghiamo 4 ore per uscire finalmente dal bosco a quota 1600, in vista del Ritornello sopra di noi e del Monte Giano dall’altra parte delle Salaria. Al nostro incedere un capriolo balza fuori dagli alberi, caracollando leggiadro giù per lo scosceso pendio verso Micigliano.
Ci concediamo una sosta per rifocillarci e goderci la brezza rinfrescante; il cielo è opaco oggi e le nuvole che vediamo addensarsi da sud ovest sono gradite amiche, per ripararci da un sole che altrimenti ora ci friggerebbe. Il bosco è stato faticoso, ma appaga aver letto bene la carta e rintracciato comunque il sentiero.
Raggiunta la cima del Ritornello la vista spazia sul panorama che aspettavamo: la sottostante verdissima Valle Scura, il gruppo del Terminillo, in lontananza il Gran Sasso e la Laga. Ora ci attendono i sali e scendi che ci condurranno alla sella dell’Elefante e da li lo strappo finale fino in cima, per chiudere la cavalcata con i Valloni. È la prima volta che percorriamo questa famosa cresta, che richiede attenzione ma non ha nulla di difficile. Un solo punto è davvero aereo e un altro un po’ scivoloso, ma nulla che dia preoccupazione. In inverno con neve dev’essere ancora più bella. Torno con la mente a uno scivolone tra Brecciaro ed Elefante quando ero alle prima armi con la montagna invernale, a piedi e con una piccozza in mano che non sapevo usare in caduta. E poi a una valanga gigantesca venuta giù verso Micigliano qualche anno fa, calpestata sci in spalla. Era proprio ora che tornassi “sui luoghi del delitto”, acquisita maggior consapevolezza, per quanto senza neve.
Alle 13.45 con una fame che mi aggroviglia lo stomaco siamo in vetta all’Elefante, in 5 ore e 15 dalla partenza. Incontriamo solo due persone; per il resto a farci compagnia è un aliante che traccia le sue silenziose evoluzioni. Ma quanto si sta bene qui? Con Antonella e Chiara si chiacchiera amabilmente, la lontananza non ha cancellato le affinità e la fatica non annullato la favella. Le mie gambe risentono della mancanza di allenamento, però ci sono, le mie ginocchia, e devo rimetterle presto in moto perché la via del ritorno non è breve. Alle 15 siamo alla Sella di Pratorecchia, dopo aver toccato anche i Valloni, e qui il cartello ci comunica che la discesa verso Sigillo richiede 3 ore.
In Valle Scura un bosco alto e perlopiù pulito ombreggia su di noi, molto diverso da quello infrascato del mattino; la prospettiva regala la vista del magnifico e ripido versante Nord dell’Elefante, con lo sguardo possiamo percorrere dal basso l’intera cresta calcata all’andata. Ad eccezione di un breve tratto inerpicato e pieno di infide foglie, il sentiero è comodo e largo, segnato ed evidente: d’altronde è questo il sentiero più battuto per salire da Sigillo, ma noi abbiamo scelto di usarlo per scendere e siamo felici della scelta.
Dopo iniziali blandi tornanti, la traccia si fa finalmente più diretta verso la valle; a fonte Capo Scura riempiamo le borracce e se non fosse per strani animali acquatici che la popolano, ci immergeremmo tutte intere nella vasca. Ad attenderci a quota 990 lo spettacolo dei Pisciarelli: una larga colata di rivoli di acqua che vengono giù da un salto accanto al sentiero, ricoperto di muschio e verdissime piante. C’è molta acqua, la stagione è quella giusta e sembra quasi di essere in una foresta tropicale di esotica bellezza. Verrebbe voglia di sedersi li per un po’, ma dopo qualche scatto riprendiamo il nostro cammino. Via via che scendiamo abbandoniamo il fresco, che cede il posto alla calura delle basse quote e della ampia bocca della valle. Arriviamo alle auto alle 18, all’imbocco di Sigillo, col sole che ci scalda la nuca e i piloni della Salaria a riportarci con arroganza nel mondo umanizzato.
La birra è a Sigillo, che non è nemmeno comune ma frazione di Posta, e ci offre una inaspettata merenda/aperitivo lungo il torrente Scura. La signora del bar mi chiede da dove veniamo e quanto ci fermiamo: col terremoto non si vede nessuno quest’anno da queste parti, dice; mi piacerebbe risponderle che ci fermiamo un po’, a spazzolare le sue montagne in lungo e in largo, ma la giornata è finita e dobbiamo rientrare.
9 ore e 30 di escursione
20 km
1450 m di dislivello circa
il tutto mescolato a tanta complicità e amicizia al femminile
10 giugno 2017
Qui le foto: https://photos.google.com/album/AF1QipOi6cJAK46Z5EqCGRDiJ9klEY-W6E1Rrws4Eg0K |