Una foto in bianco e nero che ritrovo su un vecchio libro sui monti Lucretili immortala il Monte Pero con le sue tre gobbe. Mi incuriosisce la meta per una escursione insolita e nuova.
Approfitto di un sabato freddo, con meteo in miglioramento ma le montagne in lontananza sono ancora incappucciate. Elisabetta mi è compagna nell’escursione, ma viene da una notte insonne, per cui volentieri accetta l’invito alla mia strana proposta sui Lucretili. Nella trappola prima o poi ci cadono tutti.
Flavio G. ed amici vanno sul Pellecchia partendo da Monteflavio ed io propongo ad Elisabetta di raggiungerli da Civitella di Licenza per poi percorrere insieme la cresta fino al Pizzo Pellecchia. L’intenzione è di salire prima all’Ara della Macchia, la gobba più elevata delle tre che formano il crestone denominato Monte Pero. Parcheggiamo alla località Posta che è uno dei luoghi più suggestivi della valle. Iniziamo il percorso che conduce al punto di avvistamento dell’Aquila. Il sentiero che vorrei percorrere non è un sentiero riportato sulla carta de Il Lupo, ma l’ho studiato in modo intuitivo. Mi incuriosisce salire su una montagnetta forse anonima, ma immagino avere un bellissimo colpo d’’occhio sulla valle di Licenza. Ci immettiamo sul sentiero e dopo la sorgente Pelavere ed un bivio che invita a scendere per Vigna Paletto ci troviamo in corrispondenza di un fosso che risaliamo senza traccia o segni fino ad arrivare ad un fontanile. Da li con Elisabetta giochiamo con GPS e cartina alla continua ricerca del sentiero, troviamo anche qualche rarisssimo vecchio segno. Ma saliamo godendo dei paesaggi Oraziani, sforbiciando qua e la rovi e ginestre. Apriamo in più punti il sentiero che si è ormai chiuso.
Giunti in cima mi rendo conto che contemporaneamente Flavio è in cima la Pizzo Pellecchia. Dopo un contatto telefonico ci salutiamo a braccia e comunichiamo che ormai il Pellecchia, dopo tre ore di salita, non fa più parte dei nostri programmi. Il Monte Pero si è rivelato più ostico del previsto.
Torniamo per lo stesso percorso, aiutandoci anche in discesa con il GPS per evitare la doppia fatica di utilizzare le cesoie.
Alla sera riprendo il libro e scopro che alla fine del 700 il pittore Hackert aveva immortalato Licenza e Civitella di Licenza con sullo sfondo le tre gobbe. Il quadro mi fa riassaporare la salita in una sorta di viaggio temporale e affondo la lettura nella descrizione delle “Dieci vedute della casa di campagna di Orazio” immaginandomi un viaggiatore di fine ‘700.
|