Mi arriva il post di Eleonora sul crowdfunding per il Rifugio Sebastiani. Scorro la proposta e leggo attentamente le richieste per un miglioramento della struttura. Ovviamente bene! E’ un luogo del cuore, come dice Eleonora nel post, al quale tutti noi siamo affezionati. Penso che ciascuno ha dei ricordi legati al Rifugio e il mio pensiero va ad una giornata particolare dei primi anni ’90 quando accompagnai mio padre al Rifugio. Nato negli anni ’20, gli sport praticati erano la bicicletta per necessità e qualche puntata da Avezzano verso il Parco Nazionale di cui spesso mi decantava la bellezza della Camosciara. Poi il dopoguerra, Roma e come molti all’epoca “lavoro e famiglia”. Solo Tuscolo e passeggiate urbane, ma ha sempre guardato con curiosità le mie uscite in montagna. Qualche volta avanti negli anni ha cominciato a seguirmi. Ricordo benissimo un giorno all’ingresso della Valle di Teve che mi disse “mi ero dimenticato quanto fosse bella la montagna!”.
E quindi un mese di maggio decisi per una classica salita al Sebastiani, eravamo solo noi due e non vi nascondo un po' di apprensione per i nevai. Lui da Avezzanese era abituato alla neve ma essendo ormai più che settantenne ad ogni sprofondata mi preoccupava, ma in realtà non dissi nulla perché mi sembrava di condurre un “settenne” che non smetteva mai di guardarsi intorno meravigliato, entusiasta ed incantato dalla bellezza dei luoghi. Mangiammo nel Rifugio, non era mai stato in un Rifugio tranne un unico anno che facemmo vacanza in Val d’Aosta. Ma è diverso, è un conto i rifugi alberghi del nord un altro è il buchetto che ti accoglie per darti il vero riparo e ci mangiammo con gusto la “pagnottella” come diceva lui.
Ho ritrovato le foto, qualità modesta, ma leggo molto in quei volti. Cominciammo la discesa con grande soddisfazione reciproca, lui aveva fatto una piccola ma gratificante impresa che ricordò a lungo e io ne ero stato l’artefice.
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