Novembre 2012
Impossibilitato ad andare in montagna, per alcune settimane, a causa di un'infiammazione ad un tallone (con i cui dettagli non vi ammorberò oltre), ho temporaneamente spostato il "focus" sulla bicicletta, approfittando della situazione per sperimentare alcuni percorsi che da tempo mi frullavano in mente.
Vi racconterò due gite fatte in due sabati successivi, entrambe in solitaria perché non ho trovato chi mi seguisse nelle mie folli imprese. ;-)
Premetto, a beneficio di chi non mi conosce, che i miei "gusti" in tema di ciclismo mi collocano un po' a metà tra il ciclista da strada (absit iniuria verbis ;-) ) e il cicloescursionista (non per niente ho una bici ibrida): nel senso che non amo pedalare su terreni sconnessi, ma prediligo l'asfalto o lo sterrato purché ben "pedalabile"; al tempo stesso, però, non condivido la filosofia del "macinare chilometri", pedalando a testa bassa senza quasi guardarsi intorno. Per questo tendo a scegliere percorsi dal fondo "liscio", ma in ambiente collinare/montano, con molte salite (e discese :-) ) e possibilmente con bei panorami.
Sabato 17 novembre:
Parto da casa alle 7.30, in sella alla bici, diretto alla stazione Termini. Prendo il treno delle 8.25 per Cassino, scendendo a Colonna (nei pressi di S. Cesareo).
Mentre sono in treno c'è il sole, ma vedo avvicinarsi un fronte di nuvole. Manco a farlo apposta, il sole si copre proprio quando scendo dal treno. Il meteo, per oggi, dava sì nuvole su tutto il centro Italia, ma scarse possibilità di pioggia sul Lazio centro-settentrionale.
Comincio a pedalare lungo la via Casilina, deviando poi per Palestrina. Arrivato lì, inizio a salire verso Castel S. Pietro e Capranica Prenestina. Già nella parte alta di Palestrina la vista comincia ad aprirsi verso il frusinate e ciò che vedo - anche se bello esteticamente - non è molto incoraggiante: i monti sono incappucciati di nuvole dai 1500 m in su e, a una distanza di non più di 15-20 chilometri in linea d'aria da me, vedo un muro d'acqua che si sta scaricando al suolo. Spero con tutte le mie forze che il muro non decida di venire verso di me e decido che non è il caso di attardarsi troppo; anche perché dopo Capranica mi aspetta la discesa e vorrei proprio farla con la strada asciutta!
Faccio quindi tutta una tirata dai 400 m di Palestrina ai 900 di Capranica. La strada è molto bella: pochissimo trafficata, alterna tratti di salita (mai troppo duri) a momenti di falsopiano che consentono di tirare il fiato. I colori del paesaggio sono splendidi, con gli alberi che vanno dal verde al rosso passando per tutte le sfumature del giallo-ocra-ruggine-marrone e contrastano con il grigio "drammatico" del cielo.
Arrivato a Capranica mi concedo un quarto d'ora di pausa. La pioggia per fortuna non è arrivata, ma la situazione non sembra molto stabile, quindi senza indugiare oltre inizio la discesa verso Tivoli.
La discesa è divertente, non tecnica (molte curve ma sempre belle larghe). Passo senza fermarmi per Pisoniano e arrivo in fondo alla discesa, dove mi aspetta una breve risalita per svalicare il Passo della Fortuna. Questo nome oggi sembra quanto mai azzeccato: continuo infatti a vedere muri d'acqua su tutte le montagne intorno a me, ma nessuno di essi sembra volersi avvicinare.
Arrivato infine a Tivoli, vedo dalle strade bagnate che lì è piovuto, ma io per fortuna non l'ho presa: Giove Pluvio ha avuto pietà...
Avendo tenuto un ritmo elevato per paura della pioggia, sono arrivato a Tivoli prima del previsto, sono appena le 12.20. Il programma originario prevedeva di riprendere il treno per tornare a Roma: ma, visto l'anticipo e, soprattutto, vedendo che verso Roma c'è il sole, decido di continuare a pedalare. Certo ora la strada è meno piacevole (la Tiburtina non è proprio il massimo in bicicletta), ma è tutta in discesa quindi passa presto. ;-)
Prima delle 15 sono a casa.
I "numeri":
distanza: 95 km ca.
dislivello: 700 m ca.
Sabato 24 novembre:
Stavolta carico la bici sulla macchina, visto che il posto da cui voglio partire non è raggiunto dal treno: Subiaco. L'idea originaria era di dirigermi verso Jenne e Vallepietra, quindi tornare a Subiaco passando per Arcinazzo e Affile. Ma ieri sera ho cambiato idea: salirò verso Cervara e Campaegli per poi fare la sterrata che collega a Monte Livata e riscendere per Jenne.
Arrivato a Subiaco, dunque, inforco la bici e inizio a salire verso Cervara. Oggi il tempo è bello, soltanto un po' velato, e del tutto senza vento. La strada risale molto gradualmente lungo il versante nord della valle dell'Aniene, con un panorama splendido su tutti i paesini che vi si affacciano.
Arrivo senza grande fatica a Cervara e lì mi fermo alcuni minuti a riposare e ad ammirare il panorama; quindi rimonto in sella per affrontare l'ultima parte della salita verso Campaegli. La pendenza, seppure maggiore di prima, è sempre moderata: mi basta mettere la "ridotta" (così io chiamo la moltiplica piccola ;-) ) per salire senza grande sforzo.
Arrivato ai 1450 m di Campaegli il grosso della salita è finito: fin qui 1100 m circa. Prendo la sterrata che si inoltra nello splendido altopiano. Poco dopo volto a destra per dirigermi a Monte Livata. Un ultimo scampolo di salita, poi si inizia a scendere. La sterrata è abbastanza buona, ma molto sassosa e la discesa è un po' impegnativa.
Giunto infine a Monte Livata decido, visto che non sono ancora abbastanza stanco ;-), di salire a Campo dell'Osso. Lì mi riposo qualche minuto, sgranocchiando una barretta, quindi inizio la lunga discesa verso Jenne. Non avevo mai fatto questo tratto di strada: è veramente splendido, prima attraversa un bellissimo altopiano, tra prati e faggete, poi scende, tra curve tutte da gustare, con un grandioso panorama verso il Viglio e gli Ernici.
A Jenne il divertimento non è ancora finito: rimane l'ultimo tratto di discesa per tornare a Subiaco, percorrendo la strada degli eremi bendettini, che corre sinuosa sul fianco della valle.
Alla fine ho percorso circa 55 km e un dislivello di quasi 1500 m. Un giro un po' impegnativo, ma decisamente uno dei più belli che abbia mai fatto.
Arrivederci alle prossime imprese! ;-)
ErGaspa detto anche Andrea
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Aggiornamento
Sabato 1° dicembre
Per il week-end del 1°-2 dicembre il meteo è previsto inclemente: piogge diffuse e temperature in discesa. Io però non ho voglia di rimanere a casa, un giretto vorrei farlo ugualmente.
Venerdì sera decido: mi sveglierò alle 6.45 e guarderò fuori dalla finestra; se piove tornerò a letto... altrimenti tenerò la sorte.
Alle 6.45 di sabato mattina non piove, anche se il cielo è alquanto plumbeo. Seguo il mio proposito e alle 7.15 sono in sella diretto alla stazione Tiburtina. Alle 8.15 prendo il treno per Avezzano che impiega solo (!) un'ora e mezza per arrivare a Mandela.
Sceso finalmente dal treno, la situazione sembra abbastanza buona: nuvole sì, ma con frequenti spazi di azzurro e un po' di sole. Prendo la strada verso Licenza, che sale molto lievemente, permettendomi di scaldare i muscoli. Lungo la strada incontro un altro ciclista solitario, che viene da Tivoli. Pedaliamo un po' insieme chiacchierando, ma poco dopo Licenza lui torna indietro perché non è attrezzato per la pioggia. Io continuo per questa bella e tranquilla strada, che oltrepassa Percile e poi inizia a salire in modo un po' più deciso (ma sempre moderato) verso Orvinio.
Il paesaggio, nonostante le nuvole, è bellissimo perché tutto intorno si vedono montagne imbiancate dai 1200 m in su.
Arrivato ad Orvinio, mi concedo 10 minuti di sosta e valuto la situazione: il cielo è ancora a nuvole spezzate, non sembra voler piovere a breve; quindi proseguo il percorso che avevo programmato e prendo la strada verso Scandriglia.
In questo tratto c'è la salita più dura di tutto il giro: una rampa di qualche centinaio di metri che "pende" di circa il 14%. Passata questa, però, si rifiata e il grosso della salita è finito.
Peccato che proprio a questo punto comincio a sentire le prime gocce... In breve si mette a piovere per bene; non fortissimo, per fortuna, ma abbastanza da rovinarmi il piacere della discesa. :-( Ma pazienza: ho sfidato la sorte, sapevo che oggi il rischio di beccarmela era alto!
A Scandriglia non mi fermo nemmeno, ma continuo a scendere verso la Salaria. Arrivato ad Acquaviva di Nerola smette di piovere. Mi fermo in un bar per prendermi un bel cappuccino caldo e la proprietaria mi guarda con un misto di pietà e disgusto (come a dire "ma chi ca... te lo fa fare??").
Quindi rimonto in sella, ancora un po' umidiccio ma rinfrancato (sta anche riuscendo un pallido sole), e completo la discesa fino a Passo Corese. Lì rimonto sul treno e alle 14 sono di nuovo a Roma Tiburtina.
I "numeri":
km 55 ca.
disl. 750 m ca. |