24-29 giugno 2020
Uscito dal lockdown, nel pieno della primavera, ho ripreso con gioia a frequentare le amate montagne. Ma, più ancora che di escursioni, mi sentivo "a rota" di bicicletta. Avevo una gran voglia di macinare chilometri - e soprattutto salite - in sella.
Come ho già scritto in passato, per il ciclista la salita è come il canto delle sirene: egli la teme, ma non riesce a starne lontano. Così ho cominciato ad arrampicarmi su per le strade dei Monti Simbruini, e poi di Guadagnolo, e poi del Lago di Campotosto...
Ma siccome l'appetito vien mangiando, mi è venuta voglia di puntare più in alto. Un'agenzia di Firenze che organizza viaggi in bici, che conosco da molti anni, stava preparando una "spedizione" in Dolomiti per la fine di giugno. Il periodo non era scelto a caso, poiché avrebbe dovuto coincidere con il SellaRondaBikeDay: giornata in cui, solitamente, le strade dei celeberrimi quattro passi intorno al Sella vengono chiuse al traffico e riservate ai soli ciclisti. Quest'anno purtroppo l'evento è stato annullato a causa del Covid; tuttavia il viaggio si farà lo stesso, e io decido di partecipare.
In previsione delle giornate dolomitiche faccio due uscite di allenamento un po' più "toste", per preparare i muscoli a ciò che li aspetta: la salita di Campocatino e quella del Terminillo (considerata la salita ciclistica più dura del Lazio).
Il programma del viaggio si articola da giovedì 25 a domenica 28 giugno. Io però decido di aggiungere due giorni in più, uno in testa e uno in coda. Infatti, per essere sul posto la mattina del 25 devo per forza partire da Roma il giorno prima. E allora, visto che devo prendere un giorno in più di ferie, perché non sfruttarlo appieno partendo la mattina presto? Invece il giorno in coda lo aggiungo perché lunedì 29 a Roma è festa, e sarebbe un peccato non approfittarne!
In conclusione avrò a disposizione sei giorni complessivi, che ho intenzione di sfruttare fino all'ultima goccia, tempo permettendo.
Già, il tempo... le previsioni per la settimana sono un po' incerte: danno sempre parzialmente nuvoloso al mattino, con piogge e temporali nel pomeriggio. Ma io sono ottimista e confido nella clemenza di Giove Pluvio.
Mercoledì 24 giugno parto da Roma alle 5 del mattino con destinazione Canazei. L'idea originaria era di arrivare sul posto e fare una pedalata nel pomeriggio. Ma così rischierei di beccarmi uno dei temporali di cui sopra. Pertanto decido di spezzare il viaggio e fermarmi a pedalare a metà strada, per la precisione nel Casentino. Alle 8 sono a Pieve S. Stefano, alle 8.15 monto in bici e salgo verso il Valico dello Spino e poi al bellissimo Santuario della Verna; quindi riscendo passando per Caprese Michelangelo e costeggiando il Lago di Montedoglio. Alle 12 eccomi di nuovo a Pieve S. Stefano, dove risalgo in auto e mi rimetto in viaggio, per raggiungere Canazei nel tardo pomeriggio.
Alcuni partecipanti arrivano in serata, altri arriveranno direttamente la mattina dopo. Il gruppo è costituito da 22 persone, quasi tutte provenienti dalle regioni del Nord, principalmente emiliani e piemontesi. Circa la metà usa una bici tradizionale (da strada o MTB), gli altri l'e-bike.
Giovedì mattina la partenza è fissata per le 11.30, per dare tempo a tutti di arrivare. Il programma della giornata prevede di salire al Passo Fedaia (il versante trentino è meno "cattivo" di quello che sale da Malga Ciapela), fare il giro dell'omonimo lago e riscendere per la stessa strada. Il tempo è così così: c'è un po' di sole, ma con molte nubi che stazionano intorno ai 2000-2500 m e nascondono alla vista le grandi pareti della Marmolada, del Sella e del Catinaccio. E le previsioni danno sempre pioggia nel pomeriggio.
Io, che ormai ho il sacro fuoco della salita nelle gambe, decido di occupare le tre ore di attesa salendo un po' verso il Passo Sella per scaldare i muscoli. Monto in bici alle 8.30 e mi dico: "Dove arrivo arrivo, alle 10 giro la bici e riscendo". Invece le gambe girano subito bene, prendo il ritmo giusto e alle 9.45 sono al Passo Sella! Peccato che non si veda niente a causa delle nuvole basse.
Alle 10 inizio a scendere e alle 10.20 sono di nuovo a Canazei. Con la bici da strada il rapporto tra salita e discesa è ancora più estremo che nello scialpinismo: quello che sali in un'ora lo riscendi in un quarto d'ora!
Anche il resto della giornata procede bene: la salita al Fedaia, con le nuvole che nel frattempo si sono un po' alzate e lasciano intravedere una parte del ghiacciaio della Marmolada, e la successiva discesa.
Inizia a piovere alle 17, quando ormai siamo tutti arrivati a destinazione.
Il giorno dopo il gruppone si mette in marcia alle 9.30 verso il Passo Costalunga. Il dislivello non è molto (da Vigo di Fassa al passo circa 450 m), ma la salita è bella tosta, specie nella parte iniziale.
Giunti al passo, scendiamo 200 m sul versante opposto per raggiungere il Lago di Carezza. Il piccolo specchio d'acqua è famoso per gli splendidi boschi da cui è circondato e perché nelle sue acque si riflettono le pareti del Latemar. Ma ahimè, il Latemar oggi non si vede, anche lui nascosto dalle nuvole, e i boschi recano ancora i terribili segni del ciclone Vaia del 2018, che ha raso al suolo intere porzioni di foresta come fossero stuzzicadenti.
Sulla via del ritorno, breve deviazione per il Passo Nigra, che è grosso modo alla stessa quota del Costalunga. Peraltro, la strada che vi conduce corre sotto le pareti del Catinaccio, quindi sarebbe estremamente scenografica... se solo se ne andassero le nuvole! Solo la Roda di Vaèl a momenti si fa vedere. Ma va bene così: anche oggi niente pioggia e questo è ciò che conta.
Ed eccoci al gran giorno: sabato 27 è la giornata dedicata al giro del Sella. Oggi finalmente le nuvole si sono alzate e durante il giro facciamo indigestione di panorami! Il Sella ovviamente, ma anche la Marmolada, il Sasso Lungo, il Sasso della Croce, il Pelmo, il Sassongher, i Pizes da Cir, le Odle...
Partiamo alle 8.30 da Canazei e scaliamo in sequenza il Passo Pordoi, il Passo Campolongo, il Passo Gardena e il Passo Sella. La giornata è bella, il rischio di pioggia molto basso, quindi oggi vale la pena di godersela fino in fondo. Prendendola comoda completiamo il giro in 6 ore e mezza, dopo 64 km e 2000 m di dislivello.
Domenica è l'ultimo giorno e non c'è un programma definito: ognuno fa quel che vuole. Il gruppo procede in ordine sparso: chi parte verso casa già dalla mattina, chi fa un breve giro prima di rimettersi in viaggio... Io però vado via lunedì, quindi la domenica posso ancora sfruttarla fino in fondo. Decido allora di cavarmi uno sfizio che avevo da anni, quello di scalare uno dei passi più tosti delle Dolomiti: il Passo Giau.
Quindi dopo colazione saluto tutti e parto. Vado in auto fino ad Arabba (partire in bici da Canazei sarebbe un po' troppo per me: oltre 3500 m di dislivello!) e lì monto in sella.
Percorro inizialmente la strada del Livinallongo fino ad Andraz, quindi giro a destra verso Colle S. Lucia e Selva di Cadore. Alle 10 sono alla base della salita del Giau. L'altimetro segna 1310 m. Devo arrivare a 2236 m in 10 km e 29 tornanti. La pendenza media è del 9,1%, con punte fino al 14%.
Per arrivare su vivo non devo forzare il passo, quindi metto subito il rapporto più leggero e lo tengo quasi ininterrottamente fino in cima. La salita tira davvero, ma anche stavolta le gambe girano bene, il respiro è regolare... in 1 ora e 35 minuti sono al passo.
Mi riposo qualche minuto, quindi scendo sul versante opposto fino a Pocol, a poca distanza da Cortina, e da lì risalgo verso il Passo Falzarego. Altri 10 km di salita, ma stavolta con una pendenza del 6%... una passeggiata in confronto al Giau! Alle 13 sono in cima. C'è ancora il sole, ma grossi nuvoloni si stanno addensando intorno alle cime... non vorrei che Giove Pluvio mi giocasse un brutto tiro proprio alla fine! Quindi senza attendere oltre, riscendo verso Pieve di Livinallongo e alle 14.30 sono di nuovo ad Arabba.
Facendo i conti, in 5 giorni ho scalato in bici 11 passi, per un totale di 8000 m di dislivello.
Lunedì è tempo di tornare a casa... ma ho ancora una carta da giocare. E stavolta non in bicicletta. Perché scalare i passi in bici è molto bello, ma non si può andar via dalle Dolomiti senza aver messo almeno una mano sulla roccia!
Vado a piedi da Canazei a Campitello e alle 8.30 prendo la prima funivia per il Col Rodella. Obiettivo è la breve ferrata che sale lungo la parete che occupa tutto il versante sud della vetta.
Dalla stazione a monte della funivia, in pochi minuti sono all'attacco della ferrata. La via si percorre in poco più di mezz'ora, ma non è affatto banale. Un paio di traversi molto esposti, una placca liscia obliqua, da salire in aderenza, e un paio di altri passaggi di discreto impegno la rendono piacevolmente adrenalinica.
Arrivato in vetta, faccio una passeggiata fino al Rifugio Federico Augusto e poi torno alla funivia per riscendere a valle.
Alle 11.30 sono pronto a partire per Roma.
Sei giorni buoni su sei: un vero en plein!
Alcune foto: http://www.ergaspa.net/foto/sellaronda-bike/
Er Gaspa detto anche Andrea
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