In bici sui monti Simbruini
Domenica 28 settembre, ore 8.
Appuntamento al Banco di Brescia. E dove sennò?, trattandosi di una gita diretta dall'orizzontino Frigeri? Bestemmio un po' perché in un altro posto, tipo Piazza Sassari, sarei potuto arrivare direttamente in bicicletta; per venire qui invece devo smontare la ruota davanti e fare le acrobazie per far entrare la bici nella 600... Un altro po' è più grande la bici della macchina!
Arrivo alle 8 precise, poco dopo arriva il Frig, seguito dall'altro direttore della giornata, Paolo Antonini.
C'è anche un socio fresco fresco, alla sua prima gita col CicloCAI: si chiama Marco.
All'autogrill dopo il casello incontriamo tutto il resto della truppa: in tutto siamo 15.
Paolo saluta tutti e corre a fare benzina, scattante ed efficiente come sempre. Qualcuno, forse Rosalba, dice: "Sembra un elettrone!". Risata generale. La giornata comincia bene.
In men che non si dica rimontiamo tutti in macchina e ci dirigiamo a Camporotondo, ridente (si fa per dire) località di villeggiatura poco sopra Cappadocia, nel cuore dei monti Simbruini.
Una bella colazione e poco dopo le 10 siamo tutti in sella, pronti per aggredire la strada coi nostri copertoni.
Si inizia per una bella sterrata, con continui lievi saliscendi. Poi, ad un tratto, la strada inizia a scendere ripidamente verso il Fosso Fioio e il fondo si fa difficile: qui anche un fuoristrada dei più seri avrebbe forse qualche problema. In qualche punto dobbiamo proprio scendere e portare la bici a mano.
Arrivati in fondo, la strada torna buona. Pedaliamo per un po' seguendo il fondovalle. Il paesaggio è splendido: i boschi iniziano lentamente ad assumere i colori dell'autunno; il cielo comincia a rannuvolarsi, ma per ora non sembra niente di preoccupante.
Torniamo a salire e in breve raggiungiamo il Rifugio Saifar; da lì in altri dieci minuti il parcheggio del santuario della SS. Trinità di Vallepietra. Il posto sarebbe molto bello, ma è difficle crederlo ora, invaso com'è da centinaia di macchine, moto, pullman, bancarelle di ogni sorta.
Decidiamo comunque di fare due passi fino al santuario. Senza biciclette, perché in mezzo a questa marmellata di gente sarebbe impossibile farsi strada. Il sentiero che conduce al santuario è disseminato di bancarelle che vendono candele di tutti i tipi e le misure. Alla fine ne vediamo una che ha esposto un cartello scritto a caratteri cubitali: "ULTIMO VENDITORE DI CANDELE". Ottimo esempio di marketing casareccio!
Tornati alle bici, rimontiamo in sella e affrontiamo l'ultima parte del percorso, il ritorno a Camporotondo. Il fondo rimane buono fino alla fine; l'unica noia adesso sono le macchine, che nell'ultimo tratto di strada passano piuttosto frequenti.
Ultima vertiginosa discesa ed eccoci di nuovo a Camporotondo. Il tempo ci ha graziato, per fortuna.

Qui trovate il reportage fotografico completo della giornata: http://xoomer.alice.it/er.gaspa/camporotondo-bici

Grazie a Stefano, all'elettronico Paolo e a tutti gli altri per questa bella pedalata in compagnia.
Alla prossima!

Gaspa

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