Chamonix-Zermatt: il sogno che si avvera

Ci sono volute 2 tranche e una buona dose di perseveranza per concludere le 6 tappe di questa meravigliosa ed entusiasmante Chamonix- Zermatt.

L’itinerario non è il più difficile che ho percorso nella vita e nemmeno il più faticoso, ma certamente è quello che si caratterizza di più per la dimensione del Viaggio.

Un viaggio con gli sci, che inizia all’ombra del Bianco, in una stazione con gli scarponi ai piedi, gli sci in mano e tutto quello che occorre per un settimana nello zaino; e che termina in un’altra stazione, in vista del Cervino, bruciati dal sole e semi disidratati per la lunghezza dell’interminabile, incredibilmente bella, ultima tappa.

Un viaggio di un’ottantina di chilometri per circa 7.000 m di dislivello, nel cuore delle Alpi più alte e più belle, spesso lontano da qualsiasi punto di appoggio che non sia il rifugio da raggiungere in serata.

 Un viaggio fatto in compagnia di 6 compagni occasionali capitanati dall’ottimo Paleari (guida Alpina) in un bagno di sole e di neve immacolata a ridosso di seraccate maestose, di guglie ardite e di pareti imponenti come la Ovest dell’Aguille Verte, la sud del Gran Combin e la Nord del Cervino.

 Decisamente per esperti, sebbene non da supermen, necessita di tempo stabile e di parecchia fortuna per completare tutte le 6 tappe. Bisogna saper sciare su tutti i terreni, usare bene ramponi e piccozza ed avere rudimenti di manovre di corda. Bisogna resistere senza lavarsi per almeno 4 giorni (4 rifugi sono senz’acqua e 3 sopra i 3000 m) e sopportare l’insufficienza dei ricambi consentiti (il contenimento del peso dello zaino è fondamentale). Ogni giorno si levano e si mettono le pelli 3 o 4 volte, si usano i rampant e, a volte, i ramponi (una volta è stato necessario calarsi, sci in spalla, ramponi e piccozza per un repulsivo canale ghiacciato in ombra a 45/50°). Ogni giorno si parte con tutto addosso nei meno 10° dell’alba e si può finire in canottiera nel torrido sole dei versanti sud che ti succhia le ultime riserve di liquidi.

 Consigliabile a chi percorre con disinvoltura le BSA di un certo impegno in Appennino, richiede anche abilità e rapidità nei “cambi di configurazione” degli attrezzi che si fanno di frequente ai colli intorno ai 3500 m, esposti al freddo e al vento.

Spero che le foto possano rendere un minimo l’idea dei posto che si attraversano. Allego anche scheda tecnica “sbobinata” dall’altimetro di uno dei partecipanti.

 Buone sciate a buona Pasqua a tutti

Giorgio


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