In questo autunno che persiste, stufi di continuare a camminare come ad ottobre (forse farei meglio a dire “stufo” singolare), ieri ci abbiamo provato.
Sara, Claudio, Eugenio ed io, due a piedi e due con gli sci ci incamminiamo per la Rava del Ferro qualche minuto prima delle 9,00.
Fa caldo, la temperatura è decisamente sopra zero e tutto intorno è verde e marrone. Chi porta gli sci sulle spalle bofonchia, ma io faccio finta di niente e tiro dritto. A quota 1900 si comincia a vedere la prima neve e poco sopra l’innesto del canalino Intermedio calziamo gli sci con le pelli.
Claudio è lontano, leggero senza sci e con le scarpe di cuoio, ma ora che lo slalom tra le pietre diminuisce e si cominciano a tirare delle belle diagonali dritte, la distanza man mano diminuisce. C’è crosta portante, a volte un po’ gelata, ma con i rampant si sale davvero bene e poco dopo le 11,00 sbuchiamo sull’anfiteatro alto tra il Pesco Falcone e i piani superiori dell’Amaro, ancora avvolti nell’ombra.
Claudio ed io fatichiamo un po’ a trovare un angolino al sole (il 26 dicembre il sole è molto basso; non ero mai venuto da queste parti con le giornate così corte!) e mentre ci mangiamo un boccone aspettiamo gli altri.
Dopo in po’ sbuca “superpippo” Eugenio (con l’alza tacco e il cappello è ancora più alto) e poi Sara più indietro. Ripartiamo e il povero Claudio ora paga con gli interessi la “leggerezza” del suo equipaggiamento: Eugenio ed io andiamo veloci fendendo con i nostri sci la neve zuccherina su uno strato più duro sotto. Claudio “sfonda” e non ha più roccette e ghiaioni su cui svicolare! Quassù finalmente è inverno, anche se la temperatura è mite, almeno è tutto bianco! Giungiamo sulla cima dei 3 Portoni parecchio sparpagliati, ma non fa niente è il nostro modo di andare; siamo tutti felici della giornata all’aria dopo 2 giorni di clausura mangereccia.
Mi sento in forma e decido di tentare la discesa a Est, nella Val Cannella, la neve dovrebbe essere trasformata, il sole è meraviglioso e Sant’Angelo, Pomilio e Rotondo sembrano a portata di mano. Stringo gli scarponi, aggancio gli sci e parto poco dopo mezzogiorno; è la prima sciata dell’anno e il pendio è ripido, ma tanto lo so che la neve tiene. E infatti, la neve è primaverile, perfino troppo molle, le curve vengono via facili anche se ogni tanto sfioro qualche sasso. In pochi minuti arrivo sul piano, poi qualche scaramuccia tra i dossi e le doline poco coperti, un volo a faccia avanti (di quelli brutti) per un sasso che mi frena completamente lo sci (previdentemente sono venuto con quelli vecchi) e ripello.
Decido di puntare al Rotondo per non fare aspettare troppo gli altri e all’una arrivo a calcarne la cima, veramente meravigliosa con la neve che un po’ la affila, così sospesa sull’Orfento e sul mare che oggi si tocca con un dito. Comincio ad avere fame, ma tengo duro, il sole è veramente basso e qui sono nel posto più lontano da qualsiasi punto di appoggio. Scendo di nuovo con gli sci fino al terzo portone su neve bellissima. Poi me li metto in spalla e mi avvio per la cresta verso la dorsale principale che mi consentirà di scendere nella Rava del Ferro. Fa caldo e la neve è morbida, faccio fatica, ma seguendo le tracce di un camoscio, alla fine scollino; mi siedo e mangio mentre osservo con preoccupazione il sole non più di 4 dita sopra il monte Amaro (e sono solo le 14,00!).
Sono solo su questa enorme montagna; i due che stavano sull’Acquaviva sono spariti da un pezzo, come quelli che avevo individuato sul Pesco Falcone; ma ormai è fatta, devo solo stare attento a non farmi male nella prima parte della discesa. E così affronto con cautela la crosta iniziale fino ad intercettare le belle curve di Eugenio che, dal fossetto dell’anfiteatro, mi conducono dolcemente al primo tratto ripido della rava del Ferro.
Qui l’esposizione ad ovest mi aiuta: il sole ha trasformato il duro del mattino in una bella crema godibilissima; si scia bene fino intorno ai 2100 metri di quota; poi le pietre sono troppe; levo gli sci e mi ricongiungo con Sara che nel frattempo è salita anche sul Pesco Falcone. Ci avviamo stanchetti verso l’auto dove giungiamo alle 15,20 dopo aver ammirato i soliti camosci che pascolano sopra Lama Bianca.
Le foto su Google: 26 dicembre 2016 Majella per la Rava del Ferro
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