Il Primo Scrimone at least
Normalmente con Giorgio chiudiamo ai primi di giugno con lo scialp e il luogo è sempre lo stesso: il Gran Sasso. Al termine della mia prima stagione scialpinistica, nel 2009, raccontavo di aver sciato il Calderone e di puntare allo Scrimone l’anno successivo (ingenua ragazzina spinta dalla enorme fiducia da parte del mio mentore). Poi però è arrivata la stagione della pancia, quindi è nato Flavio, poi tante altre esperienze, un stop per infortunio… insomma, sono passati 10 anni da allora, durante i quali ho anche imparato a sciare un pochino meglio. Sono passata dagli attacchi Dyamir agli attacchini Dynafit e da legni ancora pesanti e stretti a sci più leggeri e portanti. Il 2019 è l’anno dello Scrimone, è giunta l’ora. Scrivo come se stessi parlando del Cerro Torre vero? A ognuno il suo Cerro nelle diverse fasi della vita.

L’idea originaria - indovinate un po’ di chi - è quella di salire in vetta al Corno Grande per la Direttissima, scendere per il canale del Tempio, risalire a Sella del Brecciaio e da li prendere lo Scrimone. In pratica fare io per la prima volta due discese una più impegnativa dell’altra, per un totale di 3 salite e 3 discese, alla fine di una stagione in cui ho fatto solo una decina di uscite. La proposta indecente mi mette agitazione, che non esplicito ovviamente, ma mi mette sul viso un velo di apprensione che non sfugge a Giorgio. In cielo le nuvole fanno la loro parte, come se la montagna volesse dirmi "Non è giornata…"; a Sella di monte Aquila abbiamo il vento contro, il Corno Grande si incappuccia e decidiamo che non è il caso di allungare troppo il brodo: siamo venuti per lo Scrimone e a quello puntiamo salendo direttamente a Sella del Brecciaio. Il mio cuore di colpo si alleggerisce, ma non le gambe, che pesano in vista delle care mestruazioni incombenti. Quante incognite vanno considerate eh?

Giorgio batte la traccia, insidiosa sul traverso verso il Brecciaio. Siamo solo noi e due tedeschi a piedi che sotto la Via delle Creste stanno tornando indietro per vento e nebbia. La salita culmina sulla sella e da qui inizia il vero mio appuntamento del giorno. Le curve nel cucchiaione sommitale dello Scrimone sono goduriose, ampie, su pendenza agevole. Baciati dal sole che va e viene, sciamo di fronte all’Intermesoli, che ci guarda con i suoi pilastri… sembra quasi di toccarlo con un dito, incredibile. Poi arriva il momento che non ammette distrazione. L’ampio pendio si stringe a imbuto, aumenta di molto la pendenza e il canale si fa stretto e pieno di sassi. C’è neve, si che c’è, ma la faccenda è sempre la stessa: se certe cose sul ripido le vai a fare quando la neve è tanta e riempie abbondantemente i canali, rischi valanghe; se vai quando sei fuori dal pericolo valanghe, la neve si è abbassata e allo stesso tempo lo spazio per curvare si è ridotto. Oggi lo Scrimone è in condizioni di neve ottima per quantità e consistenza (il gelo ha mollato), ma è un po’ a barchetta, con la neve ai lati che appare come scollata dalla roccia. Il mio apripista curva davanti a me e io che lo seguo cerco di rimanere in traccia, evitando i sassi e riuscendo con soddisfazione a non cadere mai. Bisogna curvare sempre e comunque, aprendo il meno possibile. Poi arriva la strettoia, più volte sentita nei racconti, che ad eccezione dei pochissimi come Giorgio che l’affrontano con curve saltate, si supera scalettando. Io posso solo scegliere l’opzione b, l’unica per le mie capacità, che mi pare durare un’eternità; la tensione si sente tutta nella testa e nella schiena, tanta è la concentrazione per stare in posizione e non sbagliare rischiando di scivolare di brutto. Poco sotto c’è una bella roccia piantata nel mezzo del canale sulla quale non sarebbe bello schiantarsi!

La strettoia dura una trentina di metri e poi offre un’ansa larga abbastanza per fare una curva rimettendo le gambe in posizione di discesa. Che liberazione! Il canale è ancora molto ripido ma ormai si vede la luce, in tutti i sensi. Alto è l’umore, non bellissime le curve, ma che importa? È fatta! Sono scesa per il Primo Scrimone, l’ho fatto. E non ci sarei mai riuscita senza il supporto morale di Giorgio, il mio più grande sostenitore e istruttore.

In Val Maone dai prati verdi chiazzati di neve ci attende un pranzo rifocillante, proprio di fronte allo Scrimone che da sotto appare per quello che è: ripido e stretto! Che spettacolo di discesa!

La lunga risalita con cui bordeggiamo il Garibaldi è stancante ma inevitabile, fino ad arrivare in cima al Monte Aquila, dove scegliamo un bel canale di discesa ripidino ma con neve marcia.

Sarà per il calo di tensione, sarà per la stanchezza ma l’unica caduta della giornata mi attende qui, incrociando sassi nascosti che mi fanno meschinamente lo sgambetto. Rimetto gli sci e in 10 minuti siamo all'auto, sciando fino all'ultimo metro.

L’ingenua ragazzina del 2009 è cresciuta, sovente la chiamano signora ora. Ma lo spirito è lo stesso di sempre: imparare qualcosa in più e provare l’emozione di alzare un pochino l’asticella.

Arrivederci alla prossima stagione!

4 giugno 2019


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