La montagna strappata...

"Allora vieni?" questo l'sms di Angelo. Si può rimanere indifferenti ad un sollecito da parte di una tale autorità dell'alpinismo romano?
"Certo!".
Ore 9.00 alla Renault. C'è anche Franco con noi. Destinazione: il Morra. Ebbene sì proprio la più classica tra le classiche palestre di arrampicata della città, dove non andavo da perlomeno 15 anni.
Angelo si ferma a prendere un pezzone di pizza ai funghi che mangia in auto tra una curva e l'altra. Dal 1979, anno del mio corso di arrampicata, nulla o quasi è cambiato: stessa pizza, stesso spirito, stesso parcheggio sopra lo stesso campo sportivo. Stessi rovi, stesso... fango. Stesso caos di sentierini nella macchia. E ovviamente stesse vie. Ferme a tanti anni fa. Chi arrampica non viene più qui. Dicono che frana. Per me è solo questione di abitudine e di carenza di vie estreme, e di lontananza dalle auto (15/20 min. di avvicinamento che al giorno d'oggi è considerato un trekking!!). Oramai le uniche impronte sono lasciate dagli animali. 
Angelo ci porta alla Dado. Io, che non arrampico da novembre del 2007, sono un pò timoroso perchè rischio di far perdere tempo agli amici.
Angelo sale veloce e leggero sino alla cengia a 30 m sopra di noi. Ha una cordona di 70 m smezzata alla quale ci leghiamo io a un capo e Franco all'altro: come ai vecchi tempi. Felice e col casco nuovo (segnate!) mi avvio. Dietro sento Franco accanirsi con la roccia. "Aspetta!", "oddio, no ce la faccio", "reggiiiii!!". E' caduto, o meglio, si è lasciato andare dopo il troppo combattere contro la pietra.
Alla fine siamo entrambi sulla cengia, io seduto con le gambe all'aria a guardare intorno. E Franco sudatissimo ma sorridente. Un veloce intreccio di corde che risolviamo con difficoltà. Io ho deciso: mi faccio calare: troppa tensione, troppo sforzo, le braccia poco allenate reggono poco. "Non vi voglio rallentare". In due minuti scendo comodamente appeso.
Franco prosegue. Supera anche le ultime difficoltà. Angelo smonta la corda, la rifà e poi si sdraia (quasi sviene) per un fastidio allo stomaco. Sarà la pizzona ai funghi? Mormora solo qualche breve parola filosofica su una mitica via infiita che sale solo, sulla bellezza di salire, di salire, senza mai smettere. Alla fine conclude:"Forse dovremmo volare". Poi s'addorme.
Franco smista gli amici per il giorno dopo col telefonino che squilla come ad un call center (ogni volta la sigla di Piero Angela... che alla fine, per quanto bella...).
Dopo quasi un'ora ci dirigiamo alla Boscaiolo (3°) che risaliamo sin troppo facilmente. E quindi proviamo la Rampa (5° liscio). il 5° liscio è più del 5° a, b, c è un quinto liscio, punto. Solo il 5° saponato è peggio.
Che è liscio lo capiamo da come sale Angelo che sembra provare gli appoggi prima di proseguire.
Bene la corda è pronta per Franco. Parte. Già al primo passo è ardua. Non grufola più. Lo ricordate? Si sentiva per tutto il Gran Sasso. Ora sentite i soffi, qualche parola, i lamenti. Un rumore come di sforzo immane. E' lo sforzo di chi prova a strappare lembi di roccia dalla montagna! Lui gli appigli non li agguanta per tirarsi su, lui prova a strapparli. E si accanisce sempre di più perchè quelli non vengono via! La montagna non si lascia strappare!
Alla fine rinuncia, con il sorriso, ma rinuncia. Non ha fretta. Ha tutta una vita davanti. Sarà per la prossima (speriamo di esserci).
Grazie Angelo e grazie Franco.
Luca.