30 giugno - 3 luglio 2011
La prima volta fu l'anno scorso, a fine luglio: io (Er Gaspa detto anche Andrea) e il Perrins (detto anche Francesco) partecipammo a un trekking tra Cervino e Monte Rosa che prevedeva la salita alla Piramide Vincent dal Rif. Mantova, ovviamente con guida alpina.
Fu quello il nostro primo 4000 nonché il nostro primo assaggio di ghiacciaio.
Ci lasciò una grande emozione e una gran voglia di tornarci. E a me personalmente fece nascere la voglia di imparare tutti i "segreti" dell'andare su ghiacciaio.
Già in quell'occasione "registrai" attentamente tutte le indicazioni che le guide ci davano; "rubai" con gli occhi tutto ciò che facevano.
Passa l'inverno. In alcune uscite su neve in Appennino sperimento di nuovo la progressione in cordata.
Arrivano infine i primi di giugno e con l'avvicinarsi dell'estate torna la voglia di 4000...
Chiamo il Perrins e gli espongo la mia idea: salire il Breithorn Occidentale partendo dal Rif. del Teodulo.
Ho scelto il Breithorn perché è universalmente considerato uno dei 4000 più facili delle Alpi, su ghiacciaio pochissimo crepacciato, senza grandi pendenze né passaggi esposti. Insomma migliore palestra non c'è per fare pratica di ghiacciaio!
Il Perrins ci pensa su a lungo, circa 4 centesimi di secondo, e approva il progetto.
Provo a cercare un terzo di cordata, ma tutti quanti o ci sono già stati, o hanno altro da fare… alla fine siamo solo noi due.
Io mi preparo a fare da capo-cordata, un po' chiedendo consiglio ad amici più esperti, ma soprattutto studiando attentamente le numerose dispense sulla progressione in conserva che ho scaricato da internet (se ne trovano molte, quasi tutte redatte dalle scuole di alpinismo di svariate sezioni CAI).
Quindi provo prima su me stesso le varie operazioni di legatura alla corda, poi una sera faccio venire il Perrins a casa mia e facciamo una vera e propria simulazione di progressione in cordata con tanto di prove di caduta e recupero da crepaccio.
Ha un che di surreale vedersi legati e imbracati nel corridoio di casa!
Mi pongo il problema dell'acclimatamento: abbiamo solo un giorno e mezzo per abituarci all'altitudine e voglio sfruttare questo tempo nel miglior modo possibile. Quindi stilo il seguente programma:
- il primo giorno si parte da Roma la mattina presto, si arriva a Cervinia e si dorme lì, non senza aver fatto una prima mini-escursione pomeridiana per iniziare ad abituarsi all'altitudine (peraltro finora modesta: Cervinia è a 2000 m);
- il secondo giorno si sale, rigorosamente a piedi, ai 3317 metri del Rif. del Teodulo, dove si pernotta;
- il terzo giorno, se il tempo lo permette, si sale sul Breithorn; altrimenti si rimane intorno al Teodulo e si ritenta la vetta il giorno dopo;
- il quarto giorno, com'è andata è andata, si riscende a Cervinia.
Arriva finalmente il 30 giugno, giorno della partenza: lasciamo Roma alle 6 di mattina, e alle 15 siamo a Cervinia. Ci sistemiamo nel confortevole alberghetto che ho prenotato, quindi alle 16 partiamo per la camminatina di pre-acclimatamento: in un'ora e mezza saliamo 600 metri e raggiungiamo il Bec del Pio Merlo, una simpatica cimetta rocciosa che domina tutta la conca del Breuil.
La mattina dopo, zainone in spalla, iniziamo la lunga salita verso il Teodulo. Sono circa 1400 m di dislivello, che percorriamo volutamente senza forzare l'andatura, sempre ai fini del miglior acclimatamento possibile. In cinque ore e mezza siamo al rifugio.
Il tempo è bello, ma la temperatura scende ben presto sotto lo zero; per dormire ci vogliono ben tre coperte di lana, è assai bizzarro pensare che altrove ci siano trenta gradi. Il panorama è fantastico soprattutto al tramonto che in questo periodo avviene alle 21.30 ca., sembra quasi di stare al circolo polare artico.
La prima sera il rifugio è praticamente vuoto: ci siamo solo noi e altre due coppie di avventori. Una delle due l'indomani scenderà a Zermatt, l'altra dovrebbe fare il Breithorn come noi. Ma un paio d'ore più tardi, colpo di scena: i nostri "compagni di vetta" ricevono una telefonata dalla loro vicina di casa, cui hanno lasciato in custodia il loro gatto: il povero micio sta male, è tutto il giorno che vomita, devono assolutamente tornare a casa e portarlo dal veterinario! Ergo, la mattina dopo io e il Perrins siamo gli unici a partire dal Teodulo alla volta del Breithorn. E io che pensavo di trovare un fracco di gente!
Mentre ci prepariamo siamo entrambi un po' emozionati... forse il Perrins più di me, visto che tenta di mettersi i ramponi al contrario (davanti per di dietro)! Io faccio il mio sporco lavoro di capo-cordata e lo cazzio, invitandolo a concentrarsi di più su quello che fa.
Alle 7 in punto siamo pronti a partire.
La giornata è splendida, non potrebbe essere migliore: cielo terso e aria freddina, che mantiene la neve bella duretta.
La prima ora di salita non è il massimo della bellezza, poiché si attraversano le piste da sci del Plateau Rosa, dove sciatori italiani e svizzeri sfrecciano ignari dell'esistenza dell'alpinismo.
Il ghiacciaio è ancora molto innevato, essendo inizio stagione, e i crepacci sono ancora tutti abbondantemente coperti. Tuttavia mentre salgo scruto con lo sguardo la superficie della neve, per cercare di "indovinare" gli eventuali crepacci. Ad un certo punto noto un lievissimo cambio di pendenza, che taglia trasversalmente il nostro cammino. Eccone uno, mi dico. Mi avvicino e, voltandomi sulla destra, vedo un'orrida bocca incrostata di ghiaccioli, che precipita nel buio. Avevo indovinato, stiamo per passare sopra un crepaccio. Lo oltrepassiamo con un passo lungo, anche se lo strato di neve battuta che lo chiude sembra essere sufficientemente solido. Pochi passi dopo ne troveremo un altro uguale.
Arriviamo al Colle del Breithorn, intorno ai 3800 m. Da qui la vista si apre su un grande plateau, chiuso a nord dal pendio finale che conduce in vetta, e su tutta l'infilata delle cime del Rosa. E' davvero un panorama da togliere il fiato (che già è cortino a causa dell'altitudine).
Nel frattempo si è alzato il vento, che dà fastidio non tanto perché freddo, ma soprattutto perché arriva a folate improvvise, che rischiano di far perdere l'equilibrio.
In ogni caso procediamo e affrontiamo senza particolari problemi il pendio finale.
Alle 11 siamo in vetta, a 4165 m.
Lungo la salita abbiamo incontrato poche cordate, ora in vetta siamo soltanto noi! Non l'avrei mai creduto possibile.
Pochi minuti per un abbraccio commosso e per fare qualche foto, poi ci rimettiamo in movimento, perché il vento qui è molto forte e rischiamo di raffreddarci.
Ci affacciamo sulla cresta che porta verso il Breithorn Centrale: ci piacerebbe fare la traversata, ma con questo vento non ce la sentiamo di percorrere la cresta, che nel primo tratto è piuttosto sottile ed esposta.
Riscendiamo quindi per la traccia di salita. Arrivati sotto la selletta che separa le due vette, valutiamo l'idea di salire al Centrale da lì (l'ultimo tratto non è esposto); ma il Perrins è un po' stanco e non se la sente salire di nuovo. Quindi giriamo i tacchi (anzi i ramponi) e scendiamo definitivamente.
Alle 14 siamo di nuovo al Rif. Teodulo. Io ho una fame da lupo e mi concedo una meritata cofana di polenta alla valdostana! Mentre il Perrins si reidrata con una boccia di gatorade e se ne va in branda esausto.
Penso con soddisfazione che la mia strategia di acclimatamento ha funzionato: durante tutta la giornata nessuno dei due ha avuto un filo di mal di testa.
La sera dormiamo nuovamente al Teodulo, che nel frattempo si è riempito di gente. Dopo cena ci concediamo un po' di bisboccia alcolica tra caffè alla valdostana e genepy offerto dalla gentilissima signora del rifugio. Quindi la mattina dopo riprendiamo i nostri zainoni e iniziamo a riscendere verso Cervinia.
Arrivati a Plan Maison, deviamo a destra e prendiamo il sentiero che porta al Rif. Oriondé (ex Rif. Duca degli Abruzzi), attualmente chiuso per ristrutturazione.
Questo sentiero costituisce il punto di accesso alla via normale italiana al Cervino. Dal rifugio il sentiero escursionistico continua a salire per un centinaio di metri fino a raggiungere la croce dedicata a J. A. Carrel.
A questo punto il sentiero segnato finisce; da qui in poi salgono solo gli alpinisti!
Il Cervino qui è proprio sopra le nostre teste e incute più timore che mai, ma anche molta ammirazione (sognare non costa nulla…).
Infine ci restano gli ultimi 800 metri di discesa fino a Cervinia... e tutto finisce lì dove era cominciato.
Arrivederci al prossimo 4000!
La premiata ditta Gaspa & Perrins.
P.S.: le foto -> http://xoomer.virgilio.it/er.gaspa/breithorn/
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