Agosto 2015
Ormai da diversi anni ad agosto ho un appuntamento fisso con le Dolomiti, complice anche la mia casa di Conegliano che costituisce un naturale "trampolino" verso queste splendide montagne.
In realtà le conoscevo già da bambino e adolescente, come escursionista occasionale con i miei genitori. In questi ultimi anni le ho conosciute come escursionista esperto e ferratista. E ormai da un paio di stagioni covavo il desiderio di iniziare a conoscerle anche da alpinista. Per la verità già negli anni scorsi, sia con il Perrins, mio abituale compagno di avventura in tali "spedizioni", sia con Tiziana, avevo affrontato alcune escursioni semi-alpinistiche con passaggi fino al III grado, che mi avevano consentito di avvicinarmi in modo graduale e soft al rapporto con le grandi pareti di roccia e di fare pratica un po' alla volta con le manovre di assicurazione con corda e attrezzature correlate. Per ricordarne alcune: il Pelmo, la Torre Nord del Vajolet, il Sassolungo di Cibiana, la Prima Torre del Sella per la via normale... senza contare naturalmente il training svolto in Appennino sulle rocce del Gran Sasso! ;-)
Arrivato a questo punto, mi sentivo pronto per affrontare qualche via alpinistica "vera", sia pure su gradi facili, che richiedesse la progressione a tiri di corda.
La prima occasione di mettere in atto il proposito arriva da Riccardo, che nei giorni prima di Ferragosto sarà a S. Martino di Castrozza e mi propone di fare insieme la ferrata Bolver-Lugli e la salita al Cimon della Pala. Io vado a leggermi un po' di relazioni sulla parte alpinistica della via: un dislivello di circa 180 m tra II e III grado, con un passaggio chiave di III+. La salita è parzialmente facilitata dal fatto che il tratto più verticale (che però non è il più difficile) è attrezzato con un cavo metallico. Inoltre la via presenta soste attrezzate con chiodi cementati, utilizzabili anche in discesa come ancoraggi per le doppie. Con Riccardo decidiamo di spezzare la salita in due giornate: il primo giorno la Bolver-Lugli, pernottamento al Bivacco Fiamme Gialle, posto a 3000 m sulla Spalla del Cimon, e il giorno dopo la salita alla vetta.
Ci incontriamo il 12 agosto di buon mattino alla partenza della funivia Col Verde a S. Martino di Castrozza. Dalla stazione a monte iniziamo l'avvicinamento all'imponente parete di fronte a noi. Il tempo è bellissimo, caldo ma non troppo. Dopo poco più di un'ora attacchiamo la bellissima ferrata Bolver-Lugli che risale per 700 m fino a raggiungere il Bivacco Fiamme Gialle, da cui si gode un panorama mozzafiato sull'altopiano delle Pale. Quest'ultimo è costituito da un'enorme distesa di rocce, pressoché priva di qualsiasi forma di vegetazione. Peraltro al tramonto tutto si colora di rosso, sembra di essere su Marte! La sera il bivacco è completamente pieno e c'è anche qualcuno che dorme all'aperto.
Il mattino dopo alle 7.30 ci incamminiamo verso la nostra agognata meta. Il primo passaggio significativo è costituito dal cosiddetto Bus del Gat: una sorta di grotta dalla quale si esce strisciando attraverso un piccolo buco nella roccia. Fin qui procediamo slegati poiché le difficoltà sono minime (I/II). Arriviamo quindi alla base del tratto verticale attrezzato con la corda metallica. Qui ci leghiamo e iniziamo a procedere in cordata. Io salgo per primo, rinviando sui rompitratta (piuttosto distanti per la verità) del cavo metallico. Passato questo tratto siamo al passaggio chiave: un camino un po' liscio alla base, che richiede un movimento non semplicissimo per superare i primi 2-3 metri; poi però la difficoltà diminuisce e si passa ad affrontare la parte più aerea della via, una piccola crestina ascendente, detta il Mulét: qui la difficoltà non elevata (II/III) è resa più "frizzante" dalla fortissima esposizione su entrambi i lati. Rimane quindi da salire l'ultimo tiro, uno spigolo di III, per giungere sulla cresta sommitale, anch'essa molto esposta, dove procediamo camminando in conserva assicurata fino alla sospirata croce di vetta. Dopo una breve sosta ristoratrice e una doverosa foto di vetta, torniamo sui nostri passi e con 5 doppie da 20/30 metri l'una siamo nuovamente alla base della via. Ora rimane solo (si fa per dire) da percorrere il lungo sentiero di discesa per tornare a S. Martino.
E così si conclude la mia prima avventura alpinistica dell'estate.
Torno a Conegliano, dove attendo l'arrivo del Perrins per la nostra ormai tradizionale settimana in Alta Badia e ditorni. Avrebbe dovuto essere con noi anche Margherita, che però poco prima della partenza ha avuto la sfortuna di storcersi malamente una caviglia in una pericolosissima passeggiata in città... =:-O
Sento il Perrins al telefono, che si dichiara depresso sia per la rinuncia forzata di Marghe, sia perché il meteo per la settimana dopo Ferragosto è poco incoraggiante. Io però lo rincuoro: bisogna essere ottimisti, - gli dico - vedrai che non sarà così male e riusciremo a fare, se non tutto, almeno gran parte di ciò che abbiamo in programma.
E infatti il nostro ottimismo viene premiato: il tempo è effettivamente piuttosto variabile, ma noi, muovendoci presto la mattina, riusciamo a sfruttare quasi tutte le giornate: con alcuni percorsi escursionistici (tra cui la salita al Sass Rigais in compagnia di Rodolfo), e con altre due salite alpinistiche.
La prima che affrontiamo è la Via dei Camini alla Prima Torre del Sella. La via risale per 150 m la parete sud-est della torre, con difficoltà inizialmente basse (II), che raggiungono il III+ nella parte alta. Alcune relazioni la dividono in 6 tiri, altre in 8. La realtà è che i primi due, molto semplici, possono essere percorsi in conserva, come noi effettivamente facciamo.
La salita è entusiasmante: la roccia è ottima e le difficoltà moderate ci consentono di procedere divertendoci e godendo appieno della bellezza dell'ambiente, nonché di effettuare con la dovuta calma e lucidità le manovre di sicurezza. Le soste tra un tiro e l'altro sono attrezzate con chiodi e anelli cementati. Mentre per le protezioni intermedie c'è abbondanza di grossi spuntoni e clessidre, dove poter piazzare fettucce/cordini, e di fessure per dadi e friend.
Alla fine del quinto (o settimo) tiro c'è un passaggio un po' particolare... un salto di circa un metro per superare una profonda spaccatura. Avete presente il saltino che si fa nell'ultima parte della Danesi? Ecco, immaginatelo un po' più largo... e con 100 metri di vuoto sotto! Obiettivamente il passaggio è facile e ben proteggibile (uno spit prima e un chiodo cementato dopo), ma ciò non toglie che sia assai adrenalinico!!
Raggiungiamo infine la vetta, dove però sostiamo solo pochi minuti, poiché vediamo che il cielo si sta chiudendo e la pioggia potrebbe essere vicina. Quindi scendiamo agevolmente per la via normale e, con una doppia finale di 25 m, siamo di nuovo alla base. Le prime gocce di pioggia ci colgono solo a pochi passi dalla macchina.
Due giorni dopo decidiamo di replicare andando alle Cinque Torri: il nostro obiettivo principale è la Torre Quarta Bassa. La salita è decisamente più breve della precedente, circa 70 m di sviluppo. Tuttavia ho scelto di farla per seconda perché qui le difficoltà sono più continue: III/III+ dall'inizio alla fine, con un passaggio di IV-.
La via è data di 3 tiri, tuttavia il secondo tiro può essere spezzato in due, grazie ad una sosta attrezzata verso la metà. Del resto, per noi che stiamo ancora imparando i "segreti del mestiere", è preferibile fare più tiri per acquisire maggiore sicurezza nelle manovre.
Anche qui la roccia è ottima, inoltre la via è parzialmente chiodata. Si tratta di una chiodatura piuttosto "lunga" (4/5 m), tuttavia generalmente sufficiente, data la difficoltà non elevata; e comunque all'occorrenza si può integrare con protezioni "volanti".
Arrivati in cima e scesi in doppia sul versante opposto, valutiamo cosa fare: avremmo voluto salire l'adiacente Torre Inglese, anch'essa abbastanza facile. Tuttavia anche oggi il tempo si sta un po' imbrogliando, quindi ci riteniamo soddisfatti così e scegliamo di non rischiare. Ci concediamo un paio di monotiri nelle vicinanze e torniamo a valle.
Alcune foto: http://www.ergaspa.net/foto/dolomiti2015/
Seguirà un servizio fotografico più ampio ad opera del Perrins.
Saluti scarcagnati!
Er Gaspa detto anche Andrea |