Quando sei martello batti, quando sei incudine statti

L’ultima volta che ho scritto di montagna era il 2019, l’anno del bel trittico Antelao, Sorapiss, Pelmo. Una grande estate dolomitica, il primo il più adrenalico dei 3!
Poi cos’è successo? Niente? Altrochè, è passato un lustro ed è stato assai denso di avventure montanare… solo che non ne ho scritto e mi rendo conto che è un peccato, che scrivere e poi potersi rileggere nel tempo è molto bello.  

Luglio – Agosto 2020

A luglio 2020 è la volta del Cristallo, con cui completiamo i quattro grandi obiettivi delle Dolomiti, e poi, con guida, aggiungiamo la Cima Grande di Lavaredo. In Appennino il versante teramano del Gran Sasso ci offre il Prena da Castelli, come allenamento ai +2000m di dislivello ed estenuante prova per le ginocchia, che lavorano in diagonale su prati scoscesi e ammantati d’erba alta. A fine mese saliamo al Nord e dopo un tentativo interrotto al Breithorn orientale, il giorno dopo ci assicuriamo in combinata le cime gemelle del Polluce e del Castore; l’affaccio sbucando in cresta sull’affilato Castore stordisce per bellezza e grandiosità, indimenticabile premio a sciogliere la tensione nel superare l’enorme crepaccia terminale. Per finire, a conclusione di una stagione estiva piena, il 5 agosto siamo in vetta al Monte Bianco per la Via del Papa e, il giorno dopo, al Mont Blanc du Tacul: che magnifica traversata dall’Italia alla Francia e che doppietta! La salita dal Gonella è un’esperienza che ti mette a nudo mente e corpo; l’immersione il giorno dopo nel versante opposto consente di restare ancora un po’ ed elaborare l’ascesi vissuta il giorno prima. Ho appena passato i 40, la primavera è stata funestata dalla costrizione domestica voluta dalla politica, con conseguente minore allenamento, perciò sono molto molto soddisfatta. Tutto con Giorgio, con chi sennò? Il Bianco è stato un grandissimo traguardo insieme, la prima volta per me nella grandezza dei ghiacciai del massiccio e so che per lui vedere brillare quella luce nei miei occhi vale più di mille parole.  

Luglio – Agosto 2021

Il 6 luglio 2021 saliamo la Marmolada (esattamente un anno prima del crollo rovinoso del seracco) e poi compiamo una proficua scorribanda nel Vallese: saliamo prima il Bishorn, poi l’Allalinhorn e tentiamo l’Alphubel lo stesso giorno, quindi, rimanendo nella valle di Saas-Fee, concludiamo con Weissmeis e Lagginhorn la raccolta dei 4mila svizzeri. Rinunciare all’Alphubel è doveroso e saggio, ma facciamo comunque la cresta del Feechopf, non lunghissima ma un bel misto didattico. Poi a fine agosto si profila la grande opportunità di rimettere mano ad un progetto irrealizzato nel 2017 per maltempo, la salita del Dent d’Herens; e così, passando prima al Rosa per Balmenhorn e Zumstein di acclimatamento, raggiungiamo la Valpelline e chiudiamo l’estate con il superbo Dent d’Herens. Per me è la maggiore difficoltà tecnica in assoluto mai toccata: il Bianco è stato lungo e faticoso, col vento contro e tanta neve fresca, ma questo fratello minore del Cervino - misconosciuto ai più - ha una ripida pala innevata e una cresta finale che mettono alla prova, per tacere delle N doppie da fare a scendere. A guidarci è una grande guida alpina, un Toro abruzzese, perché un figlio a casa che ci aspetta mette sale in zucca. 

Giugno – Settembre 2022

Ad aprile 2022 ho cambiato lavoro (le avventure non sono solo montanare), la primavera mi ha fruttato alcune belle uscite di scialpinismo, a giugno è tempo di affinare la preparazione per gli obiettivi estivi. L’11 giugno con Giorgio facciamo il Centenario al contrario: 24 ore per pensarlo,10 ore per realizzarlo con rientro in bici a Fonte Vetica, 2 giorni per smaltire la fatica dei 40 km accumulati nel bellissimo anello. Dieci giorni dopo salgo da sola al Corno Grande da Fonte Cerreto, passando per il Vallone della Portella e la Direttissima; in vetta sto almeno un paio d’ore in attesa che Giorgio e Lorenzo sbuchino dalla Cresta est-sudest, poi giù insieme a Campo Imperatore. Il 1° agosto siamo di nuovo in Svizzera, dove dalla Britannia Hutte saliamo allo Stralhorn, attraversando un lungo ghiacciaio secco che più secco è difficile… Siamo Giorgio ed io, nel nostro laboratorio d’amore ad alta quota, dove diamo entrambi il massimo, ognuno per sé e per l’altro insieme. La prova dell’estate maggiore ce la porge però l’Alphubel, dove torniamo per compiere la salita di nuovo via Feechopf: con la magra di neve di quest’anno siamo esposti a seracchi per niente rassicuranti e la quantità di crepacci è impressionante, visibili sì, ma un vero e proprio labirinto. Facciamo la vetta (la croce si erge per 3-4 metri fuori dalla neve con tutto il suo basamento, sigh!), insolitamente unica cordata, e dietrofront, per portare a casa la pelle con un rientro molto hot, e non solo per le temperature: procedere in un oceano agitato e grigio, alla ricerca di una flebile traccia tra un crepo e l’altro, è un esercizio di freddezza e concentrazione estenuante, e tocca a me. Col senno del poi siamo stati bravi, ma forse avremmo dovuto scegliere un altro percorso alla luce delle condizioni del ghiacciaio. A settembre è la volta dell’ultima bella soddisfazione, per me con più preoccupazione di tutto il resto: facciamo la Vetta Orientale al Gran Sasso come family e Flavio è bravissimo, ma la Ricci in alto è esposta, se riguardo le foto tremo.    

2023

Stop! Un anno decisamente diverso il 2023… A marzo, dopo aver fatto solo un paio di skyalp con la poca neve che c’è e appena concluso un interessante corso di alpinice con la Scuola Franco Alletto, mi aspetta una sorpresa: una banalissima caduta in pista a fine giornata mi procura una frattura del piatto tibiale. Non ci posso credere! Abbiamo sciato indomiti per due giorni sulle piste di Cortina e vado a cadere quasi in piano tra la neve marcia del pomeriggio, mentre stiamo rientrando… Non mi sono mai rotta le ossa, né sono stata mai operata, stavolta è la prima di tutto. A fine marzo intervento per ricostruzione ossea e inserimento placca e poi 40 giorni di stampelle senza toccare terra; solo dopo inizio la fisioterapia, ma per fortuna (e bravura di chi mi ha seguito) la ripresa è rapida e in 60 giorni ho recuperato tutto. L’11 giugno torno in montagna, scegliendo il Sebastiani dai Piani di Pezza, che non ho mai fatto; una lieve pioggia ci bagna sulla via del ritorno ma la sento di buon auspicio, come le spose. Da lì si progetta l’estate, con pretese contenute ma comunque con l’obiettivo di stare fra i monti tutti e 3 insieme e fare gamba, optando prima per le Dolomiti lucane, poi per le Dolomiti vere e proprie. Gradualmente mi rimetto in forma e a settembre colpo di scena: sono in condizioni di puntare al Kilimanjaro (con l’aiuto dei nonni che staranno con Flavio), persuasa dal mio mentore nonché grande compagno di cordata e vita. L’autunno è perciò di preparazione, fino al Velino poco prima di partire. Il 5 dicembre siamo in vetta al Kilimanjaro, senza tutore né altri supporti; sto bene, solo la lunghissima discesa scalda un po’ la placca nel ginocchio. Il 31 dicembre chiudiamo l’anno con gitona in Majella da 2000m di dislivello.

2024

Avere la possibilità di leggere molto e sostare a lungo anche qui su Scarcagnati, a rileggere il tempo passato, è una prerogativa che fa scopa con una diagnosi infausta: frattura bimalleolare del piede sinistro. Ovvero una tegola, una grossa tegola di inizio estate che mi trovo ad affrontare a distanza di 15 mesi dalla precedente. Stavolta l'incidente è stato più plateale: sulla via dei Laghetti, in salita, caduta e recupero ad opera del Soccorso Alpino. Ma poteva andare peggio, gli incidenti in montagna non hanno dinamiche nè esiti scritti, quindi bene che sono qui. Nuovo intervento, doppia placca e pochi giorni fa ho iniziato la fisioterapia che mi rimetterà in piedi, spero presto e bene. Non avevo sbagliato nulla fin qui... a marzo con grande cautela avevo rimesso gli sci in pista e soprattutto a giugno abbiamo realizzato una piccola "conquista" insieme tutta la familglia: un viaggio in Marocco per salire il Monte Toubkal, per Flavio il primo 4mila, e visitare un (pezzo di) Paese sconosciuto. E' stata una grande esperienza, senza nessun problema per nessuno di noi, che ci prefigura già altri progetti insieme. Con Giorgio avevamo poi in mente la nostra settimana corsara alpina ai primi di luglio, anche se solo abbozzata. E invece sono qui, a leccarmi le ferite, a lavorare per un nuovo recupero e razionalizzare. Come dice quel proverbio? Quando sei martello batti, quando sei incudine statti.

Ma ci sono, con i miei affetti più cari e gli amici intorno. 
Ad maiora,
Sara

25 luglio 2024  


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