CAI Corso base di arrampicata 2008 - I modulo.
Sabato 25 Ottobre appuntamento di buon mattino(tanto per cambiare)all'obelisco dell'Eur,la meta è Gaeta. Arrivati a destinazione ci incamminiamo lungo la strada che conduce al Santuario della Montagna Spaccata,varchiamo il cancello e risaliamo un viottolo che ci condurrà sul bordo delle pareti,precisamente nel punto dove uno ad uno ci prepariamo per effettuare le tre calate in corda doppia (110m!). Tentenno non poco per assumere la posizione per poter effettuare la discesa,ma una volta puntati i piedi sulla parete il gioco è fatto. Mi godo la discesa, rimuovendo totalmente dalla mia mente che il tragitto che sto percorrendo in un senso,lo dovrò poi rifare nel senso opposto!Piano piano ci troviamo tutti appollaiati su una cengia a pochi metri dal mare. Mi comunicano che effettuerò la scalata con Giulia una delle istruttrici del corso. La via che ci apprestiamo a fare è la via dello spigolo. Giulia inizia a salire ma quasi subito scompare dalla mia vista,e dal momento che sono l'ultima di cordata questo particolare da subito mi fa assaporare la sensazione di essere sola sulla parete a picco sul mare. Sensazione questa fino a quel momento praticamente sconosciuta vista l'atmosfera affollata e rumoreggiante tipica della falesia,dove in una occasione mi è capitato,mentre mi apprestavo a conquistare il mio secondo 6 a,di dire ad un perfetto sconosciuto che mi trovavo in un equilibrio precario,le forze mi stavano abbandonando e che se si sbrigava a togliere la sua mano da un appiglio io potevo metterci il piede! Inizio a salire,le prese sono viscide a causa della salsedine, ho paura di scivolare,ho paura perché Giulia non può osservare i miei movimenti e non può darmi i preziosi consigli sulle prese migliori da individuare. Sono sola ed ho paura. Mi dico che non posso scendere,nessuno può venire a prendermi agevolmente nella posizione in cui mi trovo,posso solo salire. Da questo momento prendo coscienza che la paura che avverto non sono in grado di sconfiggerla,nello stesso tempo non posso lasciarmi paralizzare da questa e che da questa devo necessariamente trarne la forza necessaria per continuare l'impresa. L'unica alternativa che percepisco è quella di considerarla una compagna di avventura che volente o dolente mi accompagnerà per tutta la salita. Arrivo alla prima sosta,mi assicuro,mi rassicuro perché mi ricongiungo con Giulia che mi dice che sto salendo bene. Mi rilasso ma questo stato dura poco perché Giulia con movimenti leggeri ha ripreso a salire ed ancora una volta sparisce quasi subito al mio sguardo. La paura mi assale nuovamente prepotentemente perché ho paura di non darle la corda giusta,mi assale il dubbio che possa essere troppo tesa o troppo lasca.. Oltre il fatto di non poterla vedere il rumore dei motori delle barche rende difficile anche sentirla,infatti poco dopo urlerà liberaaa,ma io non sono sicura del segnale,lo intuisco perché vedo le corde iniziare a ritirarsi.. Ora cinque minuti di panico vero e proprio:la corda si è aggrovigliata.. provo ad urlarle l'accaduto,ma niente non mi sente e le corde continuano a salire.. Provo a districarle,ma i miei movimenti non sono fluidi perché mi sento precaria su quel "sassetto" dove sono poggiati i miei piedi. Finalmente Giulia ha sentito le mie imprecazioni,mi dice di non preoccuparmi perché è impossibile che le corde si annodino e di lasciarle cadere nel vuoto,ma questa possibilità non mi piace molto perché il pensiero di vederle penzoloni lo associo(non so perché) all'immagine di me penzoloni nel vuoto. Come per incanto le corde iniziano a scorrere liberamente e così anche il secondo tiro è andato!Inizio a risentire del caldo ed ho una sete pazzesca. Il terzo ed il quarto tiro risalgono un lungo diedro-camino ed io mi sento in un certo senso protetta dalla conformazione di quel tratto di via,non mi sento più esposta sulla parete a picco perché posso poggiare la schiena e posso finalmente rilassarmi nuovamente. Mi rilasso a tal punto che nella successiva manovra per assicurarmi mi scivola dalle mani il secchiello! Credo di non aver battuto ciglio,lo osservo immobile cadere nel vuoto e magicamente lo vedo arrestarsi su un terrazzino sottostante frenato dalle corde ammucchiate su questo.. Ancora immobile ed incredula dell'accaduto vedo Giulia apprestarsi al recupero. Da quel momento in poi farò delle strane contorsioni per assicurarmi alle soste successive per la paura che le mie mani si aprano misteriosamente da sole perdendo irrimediabilmente il materiale,insomma,non ero decisamente pronta a sperimentare la sicura con il nodo barcaiolo!L'ultimo tiro consiste nel superamento di un grosso masso incastrato,qui Giulia mi suggerisce di abbracciarlo per superarlo,faccio tesoro del consiglio,poi traversiamo a sinistra lungo una cengia verso l'uscita naturale. Siamo in cima,sono stanchissima,sia fisicamente,sia mentalmente...In un nanosecondo bevo un litro di acqua ed ho ancora sete!Questa esperienza mi ha fatto fare molte riflessioni,ho capito che attraverso il controllo del corpo e della mente in un certo senso facciamo una nuova conoscenza di noi stessi,in un certo senso scopriamo una nuova consapevolezza delle persone che siamo. Questa esperienza per me è stata decisamente la lezione più importante.
Fabiana
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