Il senso di Giorgio per la neve

Questa non è una recensione, anche se il titolo richiama un libro e il film che da questo è tratto.  
E non è nemmeno un racconto.
E' solo la trascrizione di una specie di "lezione introduttiva" sui tipi di neve che vorrei condividere con chi ha voglia di leggerla.
Credo che a me sarà utile, spero anche ad altri.
Sara

IL SENSO DI GIORGIO PER LA NEVE

Glossario minimo per la neve

COESA A MERINGA
CROSTOSA A ONDE
DURA MARCIA
DURETTA PAPPA
GESSOSA PAPPONE
FARINOSA PARZIALMENTE TRASFORMATA o COTTA
FIRN PESANTE
FREDDA POLVERE SOFFICE
GELATA PRIMAVERILE
GHIACCIATA TRASFORMATA
INCONSISTENTE VENTATA
A LASTRONI

Se la temperatura dell'aria e del suolo è sotto lo zero, la neve che cade è sempre POLVERE SOFFICE e FREDDA.  A determinarne i cambiamenti sono il vento, il sole e le temperature.

L’OPERA DI TRASFORMAZIONE DEL VENTO E DEL SOLE
La pressione esercitata dal vento sui fiocchi tende ad amalgamarli e la neve può diventare GESSOSA, ovvero meno soffice e più difficile da spostare (ne aumentano il peso specifico e la densità).
Se il vento è molto forte, la coltre si può indurire per il compattamento e diventare simile ad una pista da sci invernale, cioè VENTATA (ma non ghiacciata); la superficie è come uno zucchero indurito sul quale le lamine hanno un’ottima presa e si può andare veloci proprio come in pista.
Se il vento e l'umidità la foggiano in forme bizzarre, sopravvento può essere A MERINGA; viceversa, sottovento si possono avere pericolosi accumoli non coesi col fondo, i LASTRONI.
Dopo qualche giorno, se il vento continua a lavorare la neve, possono crearsi delle fastidiose ONDE (tipo piani superiori della Majella).
In assenza di vento, invece, da polvere la neve diventa pian piano più coesa e quindi FARINOSA. Tanto più è bassa la temperatura, tanto più è lento questo processo e la neve (se in ombra e con poco vento) può rimanere perfetta per settimane.
Quest’ultimo tipo di neve da noi è raro (tranne nei boschi), dal momento che, anche se non c'è vento, ci pensa il sole a TRASFORMARLA (in neve primaverile o firn o TRASFORMATA, appunto).

LA CROSTA
Il processo di trasformazione, tuttavia, a seconda di esposizione, temperatura e vento, può essere lungo; ed ecco che nel frattempo il gelo della notte forma la cosiddetta CROSTA, che può essere di 2 tipi:
1. PORTANTE se lo sci non la sfonda, e a sua volta:
· DURA/DURETTA se sbrozzolosa, sì che la lamina tiene anche se lo sci balla; 
· GELATA/GHIACCIATA se è un vetro opaco o trasparente e la lamina tiene solo se sei Valeruz.

2. NON PORTANTE e spesso NON COESA, se si "sfonda", e allora sono cavoli amari: la neve, oltre ad essere bruttissima, è anche pericolosa e bisogna diffidarne.

Nel processo di trasformazione, infine, specialmente nei pendii a sud, è possibile trovare neve PARZIALMENTE TRASFORMATA o COTTA con elevato peso specifico, molto faticosa da spostare e spesso degenerante in CROSTA NON PORTANTE non appena il versante finisce in ombra; in questo caso non è però pericolosa, perchè il fenomeno di scioglimento e rigelo accelera proprio il processo di coesione così desiderato da chi non ama i rischi.

QUANDO NEVICA SOPRA LO ZERO
Tutto un altro discorso quando nevica sopra lo zero o piove sopra la neve buona o lo scirocco soffia anche di notte. In questi casi PAPPA/PAPPONE/PESANTE sono i nomi più comuni dati alla neve. Si utilizza anche MARCIA, sebbene questa denominazione sia più appropriata quando ci si trova sotto i piedi una neve completamente gialla, ultra cotta, ma di elevato spessore e bagnata anche in profondità, come ad es. nei ghiacciai estivi esposti a sud; in questo caso la neve è ad elevato spessore e ci vogliono parecchi giorni perché diminuisca compattandosi e diventando FIRN, quella sorta di granita fatta di piccole palline di ghiaccio perfette per sciare.

LE SITUAZIONI DI MAGGIOR RISCHIO IN ASSOLUTO

Due le situazioni di maggior rischio con la neve: 
1. quando si è in presenza di accumoli e lastroni, da evitare come la peste anche per diverse settimane dopo che ha nevicato. NO, quindi, ai versanti sottovento, NO a cucchiai o valloni o fossi riempiti di neve, NO ai pendii con cornici soprastanti, NO ai pendii esposti a Nord o ad Est; NO ai pendii aperti e di grande superficie. SI, invece, ai versanti sopravvento, SI a groppe e crostoni, SI a bosco e pendii di piccola superficie, SI ai versanti Sud e Sud Ovest, Si ai versanti senza cornici (ma cum grano salis perché è una condizione necessaria, ma non sufficiente).

2. quando fa di nuovo freddo dopo una pioggia o una sciroccata, la neve si righiaccia più o meno in superficie e dopo la ghiacciata, nevica ancora: in questo caso la neve nuova non si amalgamerà con il ghiaccio sottostante nemmeno dopo giorni e giorni e se nevica a vento è ancora peggio. In una situazione  simile anche le regole di cui al punto precedente non valgono e bisogna aspettare un bel sole caldo per quel processo di trasformazione che la faccia ritornare primaverile e ben sciabile (se proprio non se ne può fare a meno è comunque indispensabile seguire un itinerario di cresta).